Con le giuste opportunità, le donne arrivano ovunque anche a conquistare la loro porzione di cielo. Una conquista faticosa, dolorosa, gravosa non senza strascichi, sulla pelle e nel cuore. La centralità della donna è stato il tema portante della seconda giornata, il 20 ottobre, del Festival del Blu sottolineato anche dalla proiezione del film di Theodor Melfi “il Diritto di Contare” presso una delle sale dell’ ITS Fondazione G. Caboto di Gaeta. Una parabola di emancipazione femminile che vede come protagonista la matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson che collaborò con la Nasa sfidando razzismo e sessismo tracciando traiettorie per il programma Mercury e la missione Apollo 11. Dopo la visione della pellicola si è animato un tavolo di confronto in rosa che ha visto come protagoniste Carla Casale, delegata Pari Opportunità del Comune di Gaeta, l’assessore Lucia Maltempo, Daniela Billi, responsabile del laboratorio di Astrobiologia dell’Università Tor Vergata di Roma, Fiorella Coriolo, astrofisica e curatrice della mostra “Space Girls, Space Women”, Anna Sirica per l’Agenzia Spaziale Italiana ed Ersilia Vaudo, capo del settore diversità ed inclusione dell’Esa. L’inizio del confronto ha visto l’assessore Maltempo sottolineare la bellezza della mostra “Space girls, space women” che ha come fulcro le donne “dove occorre riconoscere il meglio a chi fa, sempre. L’importante è fare del proprio meglio”. Le redini del dibattito sono state tenute da Fiorella Coriolo che prendendo spunto dal titolo del film ha chiesto alle presenti se il diritto di contare è stato presente nella loro carriera e se si in che modo. La prima a rispondere è stata Daniela Billi secondo la quale “il diritto di contare inteso come riscatto è stato solo lambito. Quando ho iniziato a studiare l’astrobiologia non esisteva ma ho cercato di fare del meglio. Ognuno nel proprio settore deve cercare di fare del suo meglio anche se sconosciuto, deve essere innovazione e sicuramente i tempi sono migliori perché ciò che è possibile oggigiorno prima non lo era”. La seconda risposta tocca ad Anna Sirica “Più che diritto di contare credo si debba parlare di diritto di essere. Se tale diritto abbia influito sulla mia carriera beh non lo saprei dire perché quando ho avuto le mie porte in faccia dalla vita, io ne ho preso il bello cioè sono sempre andata oltre. Non l’ho sentito questo diritto come differenza di genere perché ho sempre inseguito la bellezza dei miei sogni. Ho solo cercato di seguire il mio obiettivo, non ho visto le discriminazioni. Come diceva Gandhi quando ci va di fare un gesto, dire una parola, facciamolo perché nessun altro lo farà al posto nostro.” Ersilia Vaudo fornisce la sua versione sul film sostenendo che “la Nasa ha avuto una sensibilità particolare per il tema trattato nel film tanto che c’è un dipartimento chiamato Il diritto di contare dove c’è un livello di sensibilità anche maschile a favore delle donne come il movimento “He for She” dove gli uomini si impegnano per le donne e non le donne da sole devono rivendicare il loro diritto di contare. Nella mia particolare esperienza posso dire che il mondo della fisica è un mondo con pochissime donne. Il contare o il non contare dipende molto dal crederci. Spesso le donne commettono l’errore di non credere abbastanza, di non sentirsi pronte invece bisogna provarci, sempre.” In occasione del festival del blu, viene chiesto il significato per ciascuna delle relatrici il senso di questo colore. Carla Casale lo associa al tempo, Daniela Billi all’acqua come elemento necessario e primordiale, Anna Sirica al confine tra cielo e terra ed infine per Ersilia Vaudo è il colore dell’Universo. Ciascuna ha trasfuso la sua personale visione del riscatto sociale, della percezione di un colore, di un ricordo in una visione comune che è quella del cuore: tutto è cuore nella donna anche la ragione.
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