Mio caro Universo: Gaeta nello spazio con il Festival del Blu

Quando si puntano gli occhi al cielo ci si perde sempre nella vista delle stelle perché fa sognare ed i i sogni sono risposte a domande che ancora non abbiamo capito come formulare. Avere il desiderio di guardare altrove, un altrove che spesso è sopra le nostre teste senza aver paura dell’ignoto o semplicemente del diverso. Questo è stato il leitmotiv che ha animato la prima giornata del Festival del Blu in programma a Gaeta dal 19 al 22 ottobre. Presso il Cinema Teatro Ariston tra l’immagine di una galassia, di un buco nero o di un tramonto blu visto da Marte, dinanzi ad una platea di scolaresche, autorità civili e militari ed i tanti affascinati dai misteri del cosmo, illustri relatori hanno cercato di dare la loro percezione dell’Universo fatto di vissuto e di conoscenza.

L’introduzione è stata affidata alla dottoressa Ersilia Vaudo, capo del settore diversità ed inclusione dell’ESA: “Quando si guarda il cielo si guarda indietro nel tempo. Circa 102 anni fa Albert Einstein si rende conto che in presenza di una grossa massa, il tempo rallenta. Il tempo dei nostri piedi è più lento di quello della nostra testa. Il tempo si dilata in presenza di un buco nero. Citando Bart- Non basta smontare un orologio per capire cos’è il tempo- e questo lo dimostra. Nell’universo non c’è suono. Tutti i fenomeni che possono verificarsi nello spazio e che nella nostra immaginazione si verificano con violenza, sono invece muti. La musica è un privilegio della Terra. Quando Einstein elaborò la teoria della relatività generale credette di commettere un errore perché il risultato era un universo in espansione. Infatti aggiunse la cd. costante cosmologica, una specie di pressione che ferma l’espansione dell’universo. Dopo anni Hubble scopre che le galassie si allontanano ed anche lui crede di aver commesso un errore, non crede alle cose che sono venute fuori dalla matematica e credere è un elemento importante nella scienza. La capacità di mantenere la mente aperta e dirsi che questa cosa non è impossibile, è fondamentale. Deve esserci il piacere di uscire dalla nostra esperienza. La parola desiderio infatti significa ‘de sidera esse’: essere lontani dalle stelle. Tutti abbiamo una tensione a raggiungere qualcosa più grande di noi, a far parte di qualcosa di più grande ed è questo il sentimento, l’emozione che lo spazio dà. Secondo la teoria delle stringhe noi viviamo in un Universo ad 11 dimensioni: 4 sono conosciute e le altre 7 sono arrotolate su se stesse. Noi conosciamo solo il 5% dell’universo, il 25% è dato da materie oscure ed un 75% è mistero assoluto. Perché un solo universo? Ci sono centinaia di sistemi solari. Ci sono quinti multi-versi. Il compito dello scienziato è quello dello scopritore. Secondo Ginsberg – solo lo scienziato è vero poeta ci dà la luna, ci promette le stelle, ci farà un nuovo universo se sarà il caso”.


La dottoressa Anna Sirica dell’Agenzia Spaziale Italiana prosegue spiegando quanto lo spazio appartenga a noi essere umani “Lo spazio è in mezzo a noi: è ovunque. In Italia abbiamo una grande tradizione dello Spazio, cominciata già negli anni ’50. L’Agenzia Spaziale Italiana nasce nel 1988 e talmente tanta era l’attenzione per lo spazio che abbiamo lanciato satelliti anche quando non c’era una politica di governo in tal senso. L’A.S.I è tra le prime 6 agenzie al mondo e riesce a dare occupazione a circa 6000 persone per un valore economico di un miliardo circa. Lo spazio è eccellenza, è sviluppo tecnologico, sviluppo economico, è un settore di nicchia. Le nostre eccellenze sono le nostre apparecchiature: Rosetta, Vega, Cassini, Copern, Cosmo-Skymed, Bepi-Colombo, Exomars Rover. C’è molta Italia nello spazio. Dobbiamo molto ai nostri astronauti che si mettono al servizio della  scienza: loro stessi sono un esperimento scientifico. Quando si accenna alla diversità ed inclusività io penso alle diverse nazioni che si ritrovano su una stazione spaziale anche quando sulla Terra ci sono immani conflitti. Il messaggio che voglio lasciare alle generazioni future è di non avere paura del diverso. La diversità crea progresso. Se lavoriamo insieme conciliamo il progresso della Nazione. Inclusività e diversità sono il nostro futuro”.

L’accento è posto ad un domani migliore, un mondo migliore da lasciare alle generazioni  future. Si è fatto portavoce di questo obiettivo il senatore Claudio Fazzone: “E’ bello vedere una platea di giovani perché se penso alla politica, tutta, senza distinzione di colori dovrebbe lavorare per un unico obiettivo cioè creare occupazione. Oggi inizia un festival importante dove si parla dello Spazio che già in sé è una grande opportunità lavorativa. Sullo spazio lo Stato dovrebbe investire di più creando anche una sorta di contenitore anche attraverso una fondazione partecipata dalle più grandi società italiane per mantenere all’interno del nostro Paese i giovani. Oggi viviamo un brutto esodo di giovani menti che lasciano il nostro Paese per andare a fare ricerca altrove. La ricerca è sviluppo e lo sviluppo è la creazione di nuovi posti di lavoro. Uno stato serio dovrebbe investire sui giovani. Mi auguro che voi giovani possiate avere un mondo migliore; difficile per la mediocrità della politica che c’è in giro oggi ma noi di sicuro lavoriamo perché voi ​possiate avere un mondo migliore”.

Dello stesso avviso il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani: “Lo Spazio rappresenta una grande opportunità soprattutto per chi è giovane. Grazie all’Unione Europea ci sono 3 grandi sistemi satellitari ed il più importante si chiama Galileo. Si tratta di 30 satelliti considerati il Gps Europeo. Molti di questi satelliti sono stati costruiti in Italia. Tutti questi satelliti permettono di ottenere segnali più precisi che consentono servizi più efficienti per i cittadini. Grazie al sistema Galileo ad esempio si può premettere ad un ipovedente di girare da solo per la città senza nessun accompagnamento mediante degli occhiali con sopra montati dei ricettori di segnali provenienti dallo Spazio che consente di conoscere gli ostacoli che potrannoessere superati sapendo dove sono abbattute le barriere architettoniche. Galileo potrà essere utilizzato anche per decongestionare il traffico o nell’agricoltura oppure per il controllo dei flussi migratori, della pesca. Altro impiego sarà negli aeroporti specialmente in quelli che non hanno i più moderni sistemi di avvicinamento e devono quindi ridurre i numeri di voli. L’Italia è all’avanguardia ma c’è sempre bisogno della realtà europea perché nessuna Nazione da sola ce la farebbe e per essere competitivi serve l’impegno di tutti. Il festival del blu non poteva trovare città migliore perché se penso a Gaeta penso al blu del cielo che si confonde col blu del mare e non c’è orizzonte. Un orizzonte per i ragazzi deve esserci ed io mi auguro che ai ragazzi venga data la possibilità di realizzare i propri sogni magari diventando i nuovi protagonisti della scoperta scientifica ricordando che tutto il creato va rispettato e che ogni singolo individuo è determinante per muovere il mondo”.

L’Universo affascina e si fa custode di tanti sogni e c’è chi di una porzione di Universo se n’è riempito gli occhi ed il cuore come l’astronauta ESA Jean Francois Clervoy “ogni bambino alzando la testa e guardando il cielo sogna di diventare un astronauta. Io l’ho fatto. Il mondo visto da lassù è una spettacolo infinito. E’ molto difficile fare l’astronauta ci sono test psicofisici da superare molto duri ma la vista della Terra, di un tramonto blu visto da Marte… beh è un’emozione pazzesca”. La visione dell’Universo può essere sconcertante, ma oltre la paura e con gli occhi fissi alle stelle si può forse ritrovare la propria dimensione dispersa nell’Universo.

A PAGINA 2 – VIDEO: ANNA SIRICA, DIRETTORE DELL’AGENZIA SPAZIALE ITALIANA 

A PAGINA 3 – VIDEO: LA DELEGATA DEL SINDACO ROBERTA CASSINI

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