La sala Ribaud si è fatta custode dell’ennesima iniziativa promossa dal Comune di Formia ed ha aperto le sue porte mercoledì 10 ottobre ad una tavola di confronto sulla Legge Regionale n. 7 del 18.07.2017 relativa alle “Disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio – Principi generali – Opportunità per i Comuni, Associazioni e Cittadini”. Il coordinamento dei lavori è stato affidato all’assessore all’Urbanistica, Paolo Mazza, coadiuvato dal sindaco, Paola Villa. “Lo scopo del convegno – riferisce l’assessore Paolo Mazza – è quello di illustrare le principali ricadute sul territorio della nuova Legge Regionale sulla Rigenerazione Urbana, che ha quali fondamentali obiettivi quelli di incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, favorire il recupero dei quartieri e delle aree urbane degradate, limitare il consumo di suolo ed aumentare la sicurezza sismica degli edifici”.
Illustri relatori hanno apportato la loro esperienza concreta in merito alla Legge sulla Rigenerazione Urbana: l’architetto Manuela Manetti, Direttore Regionale dell’Area Territorio, Urbanistica e Mobilità della Regione Lazio, l’ingegner Francesco Raffaeli, autorevole esperto della Legge Regionale n.7/2017, il presidente A.N.C.E. Latina, Pierantonio Palluzzi, nonché i rappresentanti degli ordini professionali della Provincia di Latina. Dalle entusiaste parole del sindaco Villa si apprende il senso del progetto: restituire bellezza, a tutto tondo… “Proprio la locuzione rigenerazione urbana riguarda tutti coloro che si propongono di governare ed amministrare un Ente unendo una serie di aspetti: innanzitutto il corretto utilizzo del suolo, dell’esistente con l’implicazione di non abbandonare l’esistente per non abbandonare la storia di un luogo. Una città è fatta di luoghi che devono rivivere attraverso coloro che sanno come far rivivere un luogo e la chiave è data proprio dagli amministratori che scelgono di fare questo tipo di percorso. Infatti la rigenerazione urbana può portare sì storia, sì economia ma anche la bellezza di un luogo. Un fattore che lo si deve volere con forza, che si deve sposare come indirizzo politico, come stiamo già facendo e lo si deve attuare attraverso una serie di competenze che noi abbiamo e che possono essere spese all’interno della nostra Provincia”.
Grazie al presidente dell’A.N.C.E di Latina, Palluzzi, viene mostrato il lato oscuro e silente del settore dell’edilizia e di come l’applicazione della legge sulla rigenerazione urbana possa essere un volano di positività. “Il concetto di rigenerazione urbana è da intendersi come recupero dell’esistente attraverso la trasformazione. Un concetto fondamentale dato che in un momento storico come questo non c’è la necessità di nuove costruzioni bensì quella di recuperare al meglio l’esistente. Per recuperare bene l’esistente a volte la cosa migliore è demolire e ricostruire”. Mostrando delle perplessità, Palluzzi aggiunge “per essere attuata la Legge Regionale sulla rigenerazione urbana deve essere adottata in consiglio comunale. Quest’ultimo ha spesso un potere sovrano in tema di urbanistica visto che troppe volte le Giunte comunali si sono arrogate una responsabilità che non avevano dato che il consiglio è sovrano e non la Giunta. Se faccio mente locale ad alcuni disastri creati dalle Giunte penso al Comune di Latina che per errori interpretativi del passato si ritrova oggi con un settore dell’edilizia completamente bloccato. Ciò si ripercuote sui conti del nostro settore. Dati alla mano, nell’ultimo decennio si è verificata la perdita di circa la metà degli iscritti alla Cassa Edile cioè 5 mila lavoratori nella Provincia di Latina ovvero 600mila lavoratori su scala nazionale. Nessuno però ne parla. Un riscontro positivo per risollevare il settore è proprio l’attuazione della legge sulla rigenerazione che è vero che deve essere approvata nei Consigli Comunali per essere effettiva. Le amministrazioni Comunali devono adoperarsi perché ciò accada quanto prima perché l’applicazione di questa legge consente la trasformazione di strutture costruite secondo determinati concetti che ad oggi, grazie all’evoluzione sociale, economica ed urbanistica risente della necessità di essere diverso. Una legge di flessibilità sì che ben venga individuata all’interno di strumenti stabiliti dal consiglio comunale. La ratio è questa e non lascia spazio ad interpretazioni”.
Una mal celata amarezza si riscontra nelle parole del presidente provinciale dell’ANCE: “Lo sviluppo del territorio passa attraverso l’applicazione di tutte le leggi che sono messe a disposizione ed ecco perché la classe dirigente non deve dormire, non deve mostrarsi disinteressata. Non si fa politica per essere ignavi, non si fa il sindaco dell’ignavia, non si fa il presidente dei costruttori edili nell’ignavia. Ci si deve esporre per rilanciare l’economia di questi territori dato che a livello regionale siamo l’ultima provincia per reddito procapite potremmo essere invece la più ricca! Occorre rilanciare un’alleanza tra ordini di professionisti, pubbliche amministrazioni e costruttori. Troppe volte noi costruttori siamo visti come furbetti, corrotti e corruttori. Io non rappresento un sistema fatto di furbetti, corrotti e corruttori né voglio essere definito tale in luoghi poi in cui abito ma nei quali non posso lavorare! Vorrei essere etichettato come colui il quale per il ruolo che ricopre, sta provando a cambiare le cose appellandosi ad un’idea di sinergia votata alla trasparenza e legalità perché solo così si premia il merito che può essere quello di un tecnico, di un professionista o di un dirigente”.
Punti comuni sono stati evidenziati dalle voci delle rappresentanze degli ordini professionali della Provincia di Latina: ambito di applicazione multidisciplinare della legge sulla rigenerazione urbana, interesse e coinvolgimento del privato, attenzione anche al recupero edilizio grazie agli incentivi statali dell’Ecobonus e Sismabonus, necessità di innovare un patrimonio edilizio alquanto datato al fine di recuperarlo e valorizzarlo, necessità di creare sinergia tra tutti gli operatori in gioco. Il contributo dell’architetto Manuela Manetti ha evidenziato la genesi della L.Reg. n 7/2017: “Tutto risale al 2013 dove la nascita della legge è data da un’esigenza politica. Il governo chiede ai tecnici del settore cosa fare per ottenere il perseguimento di determinati obiettivi. Un primo punto è stato quello di ottenere una certezza nelle norme. Nella Regione Lazio nel 2013 c’erano oltre 60 norme specifiche nel settore urbanistico e la prima richiesta è stata quella di eliminare il superfluo promuovendo la creazione di un testo unico. La realizzazione di quest’ultimo era complicato sotto più punti e quindi si è propeso per un’estrapolazione di questo Testo Unico ed ecco la nascita sulla rigenerazione urbana. Non si tratta di una legge spot, né di una che prosegue il Piano Casa. L’obiettivo che tale legge si propone di perseguire è la semplicità, anche da un punto di vista normativo con la centralità delle amministrazioni comunali per le specifiche dei singoli territori. Ovviamente è una legge che ha bisogno di tempo per essere assorbita, recepita perché nuova”.
Il ruolo dei Comuni nell’attuazione della legge sulla rigenerazione urbana trova risposta nell’intervento dell’ingegner Francesco Raffaeli: “Con tale legge le amministrazioni comunali hanno riacquistato un ruolo primario e determinante sul terreno delle trasformazioni da effettuare sul nostro territorio. Si deve sdoganare il parallelismo che si fa tra la legge suddetta ed il Piano Casa: non c’è alcuna continuità. La Legge sul Piano Casa aveva scardinato il ruolo ricoperto dai Comuni in materia di Urbanistica ed Edilizia, li aveva evirati delle loro competenze. Era una legge straordinaria, a tempo, scaduta oggigiorno nel Lazio nel 2017. La legge sulla rigenerazione urbana restituisce una identità ai vari livelli istituzionali: La Regione legifera ed i Comuni pianificano e scelgono le varie trasformazioni da effettuare sul proprio territorio. E’ una legge ambiziosa nelle finalità ovvero migliorare la qualità della vita dei cittadini che si colloca in uno scenario normativo complesso a tratti arcaico a tratti innovativo ed essa trova una adeguata sintesi. La sua funzionalità è su vari livelli e si tratta comunque di una norma ordinaria che non ha una data di scadenza e che il riscontro più grande è l’ambito di recepimento all’interno delle varie amministrazioni comunali”.
L’innovazione è stata il leitmotiv dell’intero convegno con uno sguardo alla memoria dove la sua vera arte sta nell’attenzione.
A PAGINA 2 FOTOGALLERY DEL CONVEGNO