Pedofilia, ragazzino adescato sui social: due anni di reclusione a un 34enne

Aveva adescato un ragazzino di 12 anni tramite Messenger, il servizio di messaggistica legato a Facebook, e dopo aver fissato con il minore un appuntamento aveva cercato di abusarne sessualmente. Il 35enne di Aprilia arrestato nel maggio dell’anno scorso dai carabinieri all’ingresso del parco “Falcone e Borsellino”, a Latina, è stato condannato dal Tribunale di Latina a due anni di reclusione, un anno di misura di sicurezza, ovvero di libertà vigilata, e a risarcire la famiglia della vittima costituitasi parte civile.

Al minore erano arrivate tramite Messenger proposte oscene in cambio di denaro. Il ragazzino si era confidato con l’allenatore della sua squadra di calcio, la famiglia si era subito allertata e la mamma per un periodo si era anche sostituita al figlio nel rispondere a quei messaggi inquietanti, prendendo subito in mano la situazione e rendendosi conto del pericolo.


Contattati i carabinieri è stata quindi organizzata una trappola e quando il 34enne, S.D.N. le sue iniziali, impegnato come parcheggiatore con una cooperativa che si occupa di persone con problemi psichici e già noto alle forze dell’ordine per reati a sfondo sessuale, ha fissato un appuntamento con il ragazzino, fuori dal parco pubblico di Latina si sono appostati anche gli investigatori.

L’imputato, avendo visto le foto del minore su Facebook, ha chiamato per nome il ragazzino, lo ha invitato a salire in auto e quando sono intervenuti i carabinieri aveva già i pantaloni sbottonati. Ha provato a giustificarsi con i militari dicendo che stava solo scherzando, ma è stato arrestato e infine messo ai domiciliari. Ora la condanna.

Due anni a fronte dei quattro chiesti dal pubblico ministero Simona Gentile, derubricando l’accusa di violenza sessuale aggravata in quella di atti sessuali con minorenne.

Il perito ha ritenuto la capacità di intendere dell’apriliano fortemente scemata e non essendogli stata concessa la sospensione condizionale della pena il difensore, l’avvocato Fabio D’Acunto, sta valutando di impugnare la sentenza. Prima però dovrà attendere le motivazioni del provvedimento, che verranno depositate dai giudici entro 60 giorni.

“Mio figlio sta ancora risentendo di quanto accaduto, non lo dimenticherà mai ed è cambiato anche a scuola”, afferma la mamma della vittima, costituitasi parte civile tramite l’avvocato Silvia Siciliano.

Resta il problema di un uomo con problemi psichici che, come molti altri nella sua situazione, mancando un’assistenza e una vigilanza vera finisce, come in questo caso, con il potersi rendere protagonista di atti gravissimi nei confronti dei più piccoli.