Palestra “con truffa”, il tribunale dispone il sequestro dei beni mobili

Per evitare una nuova beffa all’imprenditore già (abbondantemente) gabbato, ecco il tribunale disporre un sequestro conservativo delegato alla Guardia di finanza. Sigilli sui beni mobili presenti nei locali di una palestra di Formia. Tapis roulant, dischi, pesi e bilancieri, verosimilmente, a fronte di un presunto ‘colpo gobbo’ da circa 100mila euro.

Lavori per 130mila euro complessivi, delegati un paio di anni fa a una ditta del posto, la Cav srl, ma a quanto pare pagati solo in minima parte, per circa 35mila euro. Grazie a un escamotage, dicono le accuse: «Mediante artifici e raggiri consistenti nel prospettare falsamente che i locali dove dovevano essere eseguiti i lavori edili (situati in via Rio Fresco, ndr) erano nella disponibilità giuridica della Iron Man srl, società che concludeva il contratto d’appalto con la Cav srl, mentre in realtà erano nella disponibilità economica della Livin snc», ricostruisce il giudice del Tribunale di Cassino Olga Manuel. Sottolineando come la Iron Man, a pochi mesi dalla firma del contratto finita in liquidazione, e la Livin siano comunque da ritenersi riconducibili ai medesimi soggetti.


Una storia iniziata nell’estate del 2015 e che nel frattempo ha portato a processo per truffa in concorso, aggravata dall’aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità, quattro persone. Ovvero il 46enne nativo di Fondi Gianni Carnevale e la 41enne di Formia Lidia Petronzio, marito e moglie, la 59enne originaria di Roma Anna Esposito e il 63enne formiano Costantino Petronzio, questi ultimi genitori della 41enne. Tutti accusati a vario titolo di aver irretito l’azienda impegnata nel restyling della palestra in questione, come è facile immaginare ritrovatasi in grande difficoltà economica a fronte del maxi-credito vantato ma mai entrato in cassa per intero grazie alla scappatoia della «società schermo». Sull’orlo del baratro, la Cav srl.

Al di là del procedimento penale, tuttora in corso, una vicenda che ha visto il titolare della ditta edile, Antonio Coccia, costituirsi parte civile. Ed è proprio su questo solco che si innesta la misura cautelare appena disposta dal tribunale, giunta in seguito a un’istanza presentata per conto dell’imprenditore dall’avvocato Generoso Grasso. «Vi è il concreto pericolo che in assenza di un provvedimento di sequestro ben difficilmente le pretese risarcitorie della parte civile troverebbero soddisfazione», sottolinea ancora il giudice Manuel. Che, da par suo, ha inquadrato la situazione in maniera abbastanza agevole: inattiva e vuota la Iron Man, nullatenente una delle imputate, si è ritenuto che l’unico modo per tentare di soddisfare quel credito a tanti zeri rimasto in sospeso fosse indirizzarsi verso le attrezzature della Livin srl. Intanto, quindi, pesi e quant’altro sotto sigilli: il provvedimento di sequestro è stato notificato martedì dalle Fiamme Gialle di Formia.

QUI L’INTERVENTO DEI PETRONZIO