“Da un articolo di stampa abbiamo appreso che il Comune di Sperlonga ha avviato la procedura per la nomina (con affidamento diretto e cioè senza consultazione di più operatori economici) di un nuovo direttore dei lavori relativi al restauro e alla valorizzazione del complesso archeologico Villa Prato, con l’intento di accelerare i tempi di realizzazione del progetto”.
E’ quanto scrive, in un comunicato diffuso a mezzo stampa Nicola Reale, portavoce del Movimento civico ‘Partecipazione attiva’, gruppo cittadino di Sperlonga.

“Il citato articolo ricordava che la procedura per l’aggiudicazione dell’appalto di Villa Prato era finita al centro dell’ “Inchiesta Tiberio”, a seguito della quale vi erano state le dimissioni del direttore dei lavori e la sospensione del responsabile unico del procedimento. Vorremmo sommessamente ricordare che l’inchiesta Tiberio portò all’arresto delle suddette figure professionali, unitamente al sindaco di Sperlonga e ad altre persone coinvolte, con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta.
Proprio per la gravità e la risonanza di quei fatti restiamo perplessi di fronte alle distrazioni di chi (stampa e forze politiche di minoranza) per dovere professionale o istituzionale, dovrebbe monitorare con particolare attenzione i profili di legalità di un Comune da anni nell’occhio del ciclone. Saremmo ben lieti di essere smentiti, ma dal procedimento penale n.1713/2015 risulta che l’aggiudicazione dell’appalto di Villa Prato fu determinata da “un unico centro di interesse che opera freneticamente sul territorio, in supporto di volta in volta alla ditta prescelta, per l’aggiudicazione tramite turbativa della gara”. Gara che – come si legge anche in un documento dell’Autorità Nazionale Anticorruzione a firma del presidente Raffaele Cantone – fu “il frutto di accordi illeciti e non del leale confronto competitivo tra operatori economici”.

Lo stesso Cantone osserva che “la sostituzione dell’amministratore unico non ha di per sé l’effetto di sanare l’aggiudicazione dell’appalto, che rimane acquisito grazie agli atti di turbativa di gara”.
A tutto ciò si aggiunga il fatto che l’amministratore dell’impresa vincitrice della gara ha patteggiato la pena di due anni e sei mesi per i fatti contestati nell’inchiesta Tiberio, e che quindi una sentenza passata in giudicato ha accertato l’illiceità della gara stessa. In conclusione, ci sembra di poter dire che per procedere con il progetto di restauro e valorizzazione del complesso archeologico Villa Prato non basti nominare un nuovo direttore dei lavori ma occorra indire una nuova gara d’appalto”.