Fondi, “esodo” finito: i richiedenti asilo hanno salutato. Chiusi tutti i Cas travolti dalle indagini

I migranti della Piana sono tornati a “migrare”. Dopo lunghi giorni, attesa finita per i numerosi richiedenti asilo rimasti nel limbo dopo le manette giunte nell’ambito dell’inchiesta “Dionea”, incentrata su una maxi-truffa messa in atto dai vertici di due coop, “La Ginestra” e l’”Azalea”. Un terremoto giudiziario che ha visto disporre la progressiva chiusura dei Centri di accoglienza straordinaria gestiti dalle onlus travolte dalle indagini, ben 18 nella sola Fondi. Appena terminata, a quanto pare. Portando a un conseguente ricollocamento della moltitudine di ospiti finora in carico, da nord a sud della provincia. 

Da Fondi nell’immediatezza avevano fatto le valigie solo una cinquantina di profughi, trasferiti nella vicina Itri. Gli altri, 236 tra uomini e donne, dalla cooperativa La Ginestra, erano finora rimasti ad attendere gli autobus inviati dalla Prefettura. Con sentimenti contrastanti. Alcuni volevano restare in città, un buon numero invece si era detto disponibile a spostarsi senza alcun problema. Tutti comunque ad aspettare un nuovo tetto fino a metà settimana, quando la situazione si è finalmente scongelata. Dando luogo a una diaspora. Consumatosi l’addio ampiamente in agenda da quel di Fondi, sotto il controllo della polizia sono stati destinati a Cas sparsi in lungo e in largo. A Cori, Roccasecca, Scauri di Minturno, a Latina e, infine, a Castelnuovo di porto, nell’hinterland capitolino.


(L’arrivo a Latina)

Un nuovo corso che ha già portato a qualche polemica. Nel capoluogo, subito dopo l’arrivo del pullman con a bordo i migranti, posti a dimora presso i locali dell’ex cantina sociale di Le Ferriere, sono intervenuti i militanti di CasaPound: “Secondo quanto comunicano i residenti, il mezzo sarebbe stato circondato dalle volanti della Polizia visto il rifiuto degli immigrati a scendere, come forma di protesta contro le carenze della struttura. Ci chiediamo cosa ne pensino il Sindaco, che tra l’altro è il responsabile della sicurezza di una città, e Giunta e se ritengano sia giunto il momento di prendere una posizione su quanto sta avvenendo ormai in tutto il territorio comunale, o se preferiscono continuare a sostenere la tesi che li vede diligenti e perfino assertivi, vista la ‘riduzione’ della presenza di richiedenti asilo. In merito a quest’ultimo fatto, facciamo notare che la nostra città è ben oltre la soglia fissata dalla clausola di salvaguardia e che questa riduzione in forte odore di pubblicità non è affatto sufficiente a rientrare nei termini fissati per legge. In conclusione, ci chiediamo se davvero questa struttura abbia delle carenze, fatto che non stupirebbe visto che si tratta di una cantina sociale riadattata ad appartamento e ancor meno stupirebbe se anche in questo caso fossero andate in deroga le normative sull’abitabilità e sulla sicurezza”.

Tornando a Fondi, dopo l’addio in differita, i richiedenti asilo sono quasi spariti. Ad oggi ne restano formalmente solo 8, presso l’unica struttura (da settimane in dismissione, in via Guado Bastianelli) della Karibu, coop comunque neanche sfiorata dall’inchiesta. E ce n’è uno, ospite de La Ginestra, attualmente non trasferibile: sta facendo la chemioterapia a Terracina. Fino a prima sul territorio comunale ce n’erano circa 300, in massima parte nigeriani, gambiani, bengalesi, senegalesi e maliani, distribuiti per la maggior parte nei Cas gestiti da La Ginestra (17) e dall’Azalea (1) e poi man mano serrati. Per quest’ultima cooperativa, attiva anche a Monte San Biagio e Lenola, la base operativa fondana era una struttura situata in via Fratelli Bandiera. Più articolata, e di molto, la mappatura dei centri d’accoglienza finora attivi sotto l’egida de La Ginestra: via Fermi, via Zara, via Chiarastella, via Roma (2), via Gioberti (2), via Vittorio Emanuele (2), via Sabbioneta, via Cesare Balbo, via Guado, via Carlo Levi, via Mameli, via Vescovo, via Luigi Punzi e via Carafa. Sulla carta, ospitavano da un minimo di 3 migranti ad un massimo di 51.