“Lette le dichiarazioni trionfalistiche dell’A.D. di Acqualatina sull’andamento della Class Action, francamente sfugge la ragione del gaudio del management ed è di tutta evidenza che esse siano fuorvianti e volte a sminuire e banalizzare il risultato eccezionale ottenuto per tutta la collettività. La finalità è quelladi dissuadere le persone dall’aderire e contenere così i danni.” E’ quanto dichiara in una nota stampa il coordinamento composto dall’Avv. Massimo Clemente, Avv. Vincenzo Fontanarosa, Avv. Christian Lombardi, Avv. Patrizia Menanno, Avv. Orazio Picano, Avv. Chiara Samperisi
Infatti, la sentenza che verrà pronunciata dal Collegio per “disapplicare in via indiretta la tariffa avrà valore giuridico vincolante solo per i consumatori utenti che abbiano aderito al Comitato che ha promosso il giudizio o che vi aderiscano nei tempi e nei modi stabiliti e non per quei consumatori ed utenti che pur appartenendo alla classe non aderiscano all’azione collettiva”.
Intanto Acqualatina dovrà restituire almeno tre anni di partite pregresse indistintamente a tutti gli utenti privati dell’ATO4 e non potrà più applicarle per il futuro; ne risulta minato anche il piano economico finanziario sia per i rimborsi da disporre che per le oramai evidenti minori entrate rispetto a quelle programmate. Con questo scenario appare sempre più delicata la posizione del CdA e dell’Organo di Revisione, ciascuno per le rispettive responsabilità, in quanto dovranno disporre, prudenzialmente, già dal bilancio dell’esercizio in corso, le necessarie cautele per far fronte ai rimborsi e alla copertura del fabbisogno finanziario oramai priva della fonte generata dalle partite pregresse.
L’evidente preoccupazione dei vertici di Acqualatina è tanto più evidente se si tiene conto del fatto che nel giudizio avevano tentato di far intervenire a loro difesa e supporto la Utilitalia (Federazione italiana dei gestori idrici, gas ed elettrici) solo ed esclusivamente sulle partite pregresse. Il Tribunale, anche su nostra vibrante opposizione, ha escluso dal giudizio Utilitalia rendendo così vano il tentativo.
“In ordine alle richieste di risarcimento danni per la carenza idrica e i comportamenti scorretti del gestore dello scorso anno, il Tribunale non ha affatto rigettato le domande come sembra aver compreso l’ing. Besson, ma ha semplicemente affermato che, data l’eterogeneità delle posizioni,le stesse non possono essere definite in questo giudizio. Tra le righe lo stesso Tribunale suggerisce di avviare giudizi individuali.Il passaggio fondamentale dell’Ordinanza, artatamente omesso e sottovalutato da Acqualatina è il seguente: non si può “costringere il Tribunale in composizione collegiale a svolgere interminabili istruttorie distinte, volte ad individuare gli specifici disservizi che hanno interessato il singolo utente, per poi quantificare i diversi danni da ciascuno subiti, senza alcun vantaggio sul piano dell’economia processuale rispetto all’introduzione di procedimenti separati monocratici”.
Quindi, non una pronuncia di rigetto ma solo di difficoltà oggettiva a gestire la moltitudine dei danneggiati nella sede di un’azione collettiva di classe. In sostanza, il Tribunale non ha mai affermato come riferisce il Besson che non vi siano stati danni e che l’operato di Acqualatina è ineccepibile e inattaccabile. Il gestore richiama come unico evento scatenante la siccità, forte anche, se vogliamo, dell’improvvido provvedimento di dichiarazione da parte della Regione Lazio, dello stato di calamità naturale, ma tale fatto non avrebbe minimamente condizionato le esistenze degli utenti, così come accertato con la perizia del Prof. Barbieri, se non vi fossero state altre e più note cause derivanti da fattori umani, quali l’improvvisazione con cui il gestore ha condotto l’operato societario in questi anni.
Quindi, al di là dei ridondanti titoli di certa stampa che sopravvive anche grazie ai cospicui emolumenti percepiti per pubblicizzare le attività del gestore, la verità processuale è molto diversa e grazie a questo importante precedente si apre oggi una nuova fase storica in cui Acqualatina sa perfettamente che non le sarà più consentito di speculare su un bene primario come l’acqua. Questo è ciò che i consumatori e gli avvocati possono fare ma ovviamente la partita si gioca anche in sede politica e i Sindaci dell’ATO4 dovrebbero senza indugio fare la loro parte e promuovere la auspicata ispezione amministrativa alla quale nessunosino ad oggi ha dato corso, nel pieno esercizio del diritto di controllo loro spettante come soci, ritenendo che vi sia il fondato sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione che possono arrecare danno alla società.Non può nemmeno trascurarsi la circostanza che sull’operato dei vertici di Acqualatina è in corso una indagine da parte della Procura della Repubblica di Cassino.
In questa fase e per prevenire nuovi fatti gravi come e più dello scorso anno, bisogna scegliere: o si sta dalla parte di Acqualatina o si sta contro”