Ormai è diventata la “bestia nera” degli enti pubblici che tartassano ingiustamente il cittadino. Dopo il contenzioso vincente contro Poste Italia che ha consentito a un’assistita di Castelforte di recuperare il 50% degli interessi maturati da buoni trentennali della serie O, interessi che l’ente non voleva concedere alla cliente, l’avvocato di Itri Francesca Scotti e il suo studio legale sono nuovamente assurti agli onori della cronaca per un nuovo caso: la battaglia vinta nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, al termine di un dibattito portato fino alla Cassazione.

Ma raccogliamo dalla sua testimonianza diretta l’ennesima conclusione vincente a favore del cittadino, vittima, questa volta, della struttura ‘meno amata dagli Italiani’, l’Agenzia delle Entrate. “Faccio riferimento a un mio assistito di Itri – esordisce la Scotti, già protagonista di contenziosi civili e amministrativi contro il cattivo funzionamento della macchina burocratica – il quale si è visto costretto a ricorrere in Cassazione contro la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Lazio che aveva accolto l’Appello dell’Agenzia delle Entrate contro la decisione della Commissione Tributaria Provinciale di Latina. Questa aveva accolto l’’impaginazione’ del contribuente difeso dallo studio legale Scotti, con la collaborazione della collega Francesca D’Onofrio, avverso un avviso di accertamento imposta ipotecaria e di registro per l’anno 2009. La Cassazione ha sancito che, in tema di imposta di Registro e INVIM, anche a seguito dell’entrata in vigore dell’art. 7 della legge n. 212 del 2000 che ha esteso alla materia tributaria i principi di cui all’art. 3 della legge n. 241/90, l’obbligo di motivazione dell’avviso dell’accertamento di maggior valore deve ritenersi adempiuto mediante l’enunciazione del criterio astratto in base al quale è stato rilevato, con le specificazioni in concreto necessarie per consentire al contribuente l’esercizio del diritto di difesa e per delimitare l’ambito delle ragioni deducibili dall’Ufficio nell’eventuale successiva fase contenziosa, nella quale l’Amministrazione (e non il contribuente – sottolinea l’avvocato Scotti -) ha l’onere di provare l’effettiva sussistenza del presupposto per l’applicazione del criterio prescelto”.
Dopo due gradi di giudizio, il contribuente si è visto costretto a rivolgersi alla Cassazione e gli avvocati Francesca Scotti, Francesca D’Onofrio e Giuseppe Alfano (che, pur servendosi dell’intero impianto difensivo approntato dalle colleghe, lo ha rappresentato “in toto” presso il massimo organo giudicante perché titolato a operare a quel livello, n.d.r.) hanno ottenuto il risultato sperato: la Corte ha, infatti, cassato la sentenza impugnata e ha rinviato l’intera pratica alla Commissione regionale del Lazio cui ha demandato di provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimità”. Una nuova vittoria, per la gente, contro la “burocrazia che, con i suoi errori, penalizza il cittadino”.