Quella che mercoledì mattina a Fondi ha visto il ferimento del 37enne lenolese Mauro Simone, attinto da due colpi di Beretta calibro 9X21 alla gamba sinistra mentre lavorava in una nota profumeria di via Stazione, è stata un’intimidazione a pistolettate da professionisti.
Ne sono convinti gli inquirenti, ne è convinta la vittima. Quantomeno per le modalità messe in campo dai due malviventi, entrati in azione all’ora di punta in una zona in pieno centro urbano. Hanno agito sul filo dei secondi, denotando una certa sicurezza. L’arrivo in sella ad un maxi-scooter, con i volti travisati da caschi integrali; la “bussata” all’ingresso sul retro dell’attività dove Simone presta servizio, nell’area magazzino affacciata su via Cimarosa; gli spari senza proferire parola, appena il 37enne ha aperto la porta, con chi ha premuto il grilletto che è sbucato da un lato; quindi la repentina fuga in direzione di via Arnale Rosso.
Tutto talmente veloce che quando il ferito si è reso conto dell’accaduto era ormai troppo tardi. Lui sanguinante, gli sconosciuti già dileguatisi sul due ruote. Rapidi, rapidissimi. E armati anche di accortezze, oltre che di pistola: secondo quanto raccontato da Simone ai conoscenti, l’arma estratta dal giubbotto dello sparatore era dotata di silenziatore.
Il 37enne colpito resta ricoverato in un letto dell’Icot di Latina, sotto choc ma in buone condizioni di salute. Uno dietro l’altro, in questi giorni gli hanno fatto visita gli esponenti delle due fazioni in corsa nelle elezioni di Lenola, compresi i due candidati alla carica di primo cittadino, Andrea Antogiovanni e Fernando Magnafico. Amministrative alle porte che vedono Simone in lista come aspirante consigliere in appoggio del secondo dei due: solo un dato fino a prova contraria, non una pista privilegiata dagli inquirenti. Anzi.
Quella di una qualche relazione tra agguato e politica è un’ipotesi che ha perso corpo quasi subito. Restano per ora in campo tutte le altre, formalmente sullo stesso piano. Gli investigatori, nello specifico i carabinieri della Compagnia di Terracina e quelli della Tenenza di Fondi, lavorano tanto sulla pista personale quanto su quella lavorativa. Senza escludere altre possibilità: un avvertimento trasversale, o addirittura, a dispetto della “professionalità” messa in campo, un banale scambio di persona.
Indagini che si profilano all’apparenza in salita, dunque, per l’Arma. Con gli inquirenti al lavoro in maniera certosina, ma nel massimo riserbo. Poco o nulla, a trapelare. Ciò che sembra certo, è che ci si muove tra elementi ridotti all’osso. Investigazioni in salita.
E, ammesso che potesse essere di una qualche utilità, di certo non aiuterà l’unica telecamera posta nei pressi del luogo della gambizzazione. Un occhio elettronico dell’impianto di videosorveglianza comunale collocato al semaforo all’incrocio tra via Stazione e via Appia, ma non funzionante da tempo.