Sperlonga, l’ombra di un’associazione a delinquere (e non solo): indaga la Procura

Uno dei sequestri nell'ambito del piano integrato

(Uno dei sequestri del 2015 nell’ambito del Piano integrato)

Si evocano reati come il falso in bilancio e la turbativa d’asta, ma anche l’inchiesta sul Piano integrato, quella poi confluita nell’operazione denominata Tiberio, possibili infiltrazioni della criminalità organizzata e… gli ormeggi. Tutto in un lungo e articolato esposto che riunisce una serie di vicende differenti, per buona parte già note e oggetto di procedimenti penali, sotto un unico “piano”. Come tante tessere di un grande puzzle. Arrivando ad avanzare l’ipotesi dell’esistenza di una vera a propria associazione a delinquere operante per anni a Sperlonga, all’ombra della politica. Se non altro per nomi e cognomi ricorrenti in elenco, alcuni anche altisonanti a quanto pare. Un presunto sistema su cui sta indagando la Procura di Latina, che ha aperto un fascicolo per ora a carico di ignoti. Dando luogo ad accertamenti che in questi giorni hanno portato alla prima, copiosa acquisizione di documentazione: quella sul porto del borgo rivierasco. Approdo turistico in passato finito al centro di polemiche in consiglio, con la minoranza a chiederne lumi sulla gestione, eppure mai giunto agli onori delle cronache per via di inchieste.


Il via al reperimento delle carte sul porto lunedì, quando i carabinieri della Stazione locale si sono presentati presso gli uffici del Comune su delega del sostituto procuratore titolare del fascicolo, Giuseppe Miliano. A richiedere a monte l’adempimento – verosimilmente il primo di una lunga serie, dato il vasto campo d’azione: l’intenzione è agire per step – il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Mara Mattioli. Che ha respinto la richiesta di chiudere sul nascere il procedimento scaturito dall’esposto in questione, datato 2015 e recante la firma di un privato cittadino.

In considerazione dell’esistenza di fascicoli già aperti su determinati fatti tirati in ballo nel documento, infatti, all’inizio il pm Miliano aveva presentato un atto con cui proponeva di decretare l’archiviazione. Si era ritenuto che non vi fosse alcun elemento nuovo e valido ai fini di un’azione penale, insomma. Il gip ha invece deciso d’intraprendere la strada degli ulteriori accertamenti, disponendo altri sei mesi di indagini: in passato, ha sostenuto, le circostanze menzionate erano state affrontate singolarmente, e non in un’ottica complessiva. Approfondimenti investigativi incentrati, dunque, sull’ipotesi di reato di associazione a delinquere suggerita dalle ricostruzioni contenute nell’esposto “delle ombre”. Ma non soltanto. Il gip ha dato mandato di verificare «eventuali collegamenti con soggetti appartenenti alla criminalità campana, in considerazione anche della denunciata anomala acquisizione di buona parte delle aree coinvolte dal Piano integrato da parte di soggetti ed imprese del Casertano».

Ad affiancare Procura e carabinieri nell’attività tecnico-peritale, che si preannuncia mastodontica, un consulente nominato nei giorni scorsi.