“L’Ama cerca di nascondere le sue inefficienze organizzative cercando di scaricare la propria responsabilità sulle istituzioni: un atteggiamento inaccettabile. Dopo aver sbagliato la pianificazione del servizio di gestione dei rifiuti di Roma, ormai sono mesi che non riesce a gestire neanche l’ordinario, mentre i suoi impianti lavorano al di sotto delle potenzialità. Nonostante le disfunzioni aziendali, la Regione e il Campidoglio sono impegnati a trovare soluzioni di breve e di lungo periodo: pochi giorni fa è stato prorogato fino al 31 dicembre l’accordo con la Regione Abruzzo per oltre 39.000 tonnellate di rifiuti Ama e ieri (giovedì, ndr) è stata chiesta alla Regione Puglia, nell’ambito dell’Accordo fra le due regioni, la disponibilità ad accogliere altri rifiuti indifferenziati della città di Roma. Le istituzioni stanno facendo la loro parte, sarebbe opportuno che anche i vertici dell’azienda capitolina facessero il proprio lavoro”.
Così in un nota la Regione Lazio. Portando a stretto giro ad un’altra nota, altrettanto dura, ed indirizzata proprio alla Pisana. Partita da Aprilia, però: nel caos della crisi romana dei rifiuti è tornata a fare capolino anche la Rida Ambiente, sollevando seri dubbi sulle modalità di gestione dell’emergenza.
“Sembrerebbe proprio che questa nuova emergenza rifiuti nella Regione Lazio non si voglia evitare”. E’ lapidario l’amministratore di Rida Fabio Altissimi all’indomani della notizia di un nuovo possibile accordo tra Ama e la giunta di Nicola Zingaretti per l’invio in Puglia dei rifiuti romani, dopo la proroga con la Regione Abruzzo. “Sono anni che noi, e il Tar, abbiamo proposto una soluzione alla Regione Lazio che però sembra fare orecchie da mercante. Nel 2016 e lo scorso 24 Aprile il tribunale amministrativo ha risposto favorevolmente al nostro ricorso, chiedendo alla Regione Lazio di indicare una rete integrata e adeguata di discariche così da permettere anche a Rida Ambiente di conferire, nel Lazio, gli scarti di lavorazione, appena il 20% del rifiuto in ingresso – prosegue Altissimi -. Questo ci permetterebbe di lavorare ulteriori 150mila tonnellate all’anno di rifiuti rispetto a quanto facciamo tutt’ora e in pratica di risolvere i deficit romani”.
In due anni però l’immobilismo è stato totale, per il patron Rida: “La Regione Lazio è rimasta inerme nonostante ci abbia comunicato che delle volumetrie disponibili ci sono e nonostante la delibera 199/2016 preveda l’ampliamento delle discariche esistenti”, spiega Altissimi. “Nuovi invasi, anche piccoli e magari limitati al conferimento di materiale inerte derivante dalla lavorazione di un Tbm come il nostro non sono state create. Il nostro progetto Paguro è stato bocciato. Insomma le abbiamo provate tutte per venire incontro alle esigenze dei cittadini e fare impresa in modo corretto e concorrenziale ma non è servito. A oggi sentiamo parlare di tritovagliatori, che non lavorano il rifiuto ma lo sminuzzano e poi gettano in discarica un tal quale che ci è già costato una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea e sentiamo parlare di accordi che potrebbero far aumentare il costo del conferimento di circa 60 euro a tonnellata. La domanda che sorge spontanea è solo una, a oggi senza risposta: perché? Perché la Regione Lazio sembra ostinarsi a non ottemperare all’ordine dei giudici; perché la politica continua a litigare su progetti futuri e non si rende conto della soluzione presente a pochi chilometri dal problema? Perché, soprattutto, alla voce delle istituzioni non si contrappone quella delle opposizioni, che sul tema appaiono quanto mai allineate? Perché, infine, si procrastina da anni uno stallo che di fatto finisce per favorire solo l’oligopolio presente nel nostro territorio nella gestione del sistema dei rifiuti?”.