“Il 17 Marzo scorso presso il Comune di Aprilia l’amministrazione comunale con la presenza del Sindaco Terra, ha presentato ai cittadini la “Breast Unit”, la “fantastica storia” di un nuovo modello di assistenza specializzata per le donne affette da carcinoma al seno.” Dichiara il Meetup 5 Stelle Aprilia in una nota stampa.
“Il racconto, avvolto in una magica atmosfera di ottimismo e vanto, narra di un centro dove le donne, prese per mano e accompagnate lungo il loro difficile percorso di malattia, trovano servizi e cure secondo i più alti standard europei di qualità. Riabilitazione psicofisiche, specialisti dedicati, terapie tra le più innovative sono solo alcune delle “fantastiche” possibilità offerte dal mondo della Breast Unit dove ogni paziente trova la sua isola felice! E non bisogna nemmeno raggiungere lontanissimi lidi, uno di questi centri si trova a Latina. E’ davvero questa la realtà della nostra sanità locale, in particolare della Breast Unit? La risposta è no – continua la nota stampa – si tratta del solito sedativo somministrato all’opinione pubblica per addormentare le coscienze, guarda caso in campagna elettorale!”
“La Breast Unit nasce da due direttive europee per la lotta al tumore al seno, la prima nel 2003 assicurava l’accesso allo screening, la seconda nel 2006, recepita dall’Italia solo nel 2014, esortava i Paesi membri a creare centri di senologia multidisciplinari. Viene quindi creato un centro a Latina ricavato all’interno della struttura sanitaria “Santa Maria Goretti”. A oggi il centro non ha ancora la certificazione europea di alta qualità e non c’è da meravigliarsi visti i numerosi disservizi lamentati dalle donne che si rivolgono alla struttura tra cui liste di attesa interminabili e mancanza di macchinari. Forse ci troviamo davanti a un classico esempio di “acquisizione di una direttiva europea all’italiana”? Sembrerebbe proprio di si se pensiamo che il centro viene presentato come il fiore all’occhiello della sanità locale ma in realtà non garantisce alle pazienti visite e prestazioni specialistiche costringendole a rivolgersi ad altre strutture spesso distanti, causando loro non poche difficoltà logistiche. Da Formia a Ponza passando per Terracina questi gli estenuanti tour a cui spesso sono sottoposte le donne che ricordiamo, non girano il Lazio alla scoperta di nuove mete turistiche, ma stanno cercando di salvare la loro pelle!”
“C.A. è una di queste donne, una giovane apriliana di 43 anni a cui è stato diagnosticato un carcinoma al seno che ha voluto donarci la sua testimonianza raccontandoci il suo tormentato percorso nella malattia, offrendoci numerosi spunti di riflessione sul “sistema sanità” nel 2018. “Dal momento della diagnosi, il buio attorno a me”, la donna ci parla del primo incontro con il personale sanitario della Breast Unit dell’Umberto I di Roma dove in seguito a una mammografia di controllo eseguita a proprie spese, gli viene diagnosticato il cancro al seno al 3° stadio. “Nessuno dei medici mi ha prestato assistenza nella comprensione della diagnosi, ero completamente avvolta nel vuoto, sentivo soltanto pronunciare termini medici molto tecnici di cui non comprendevo il significato”.
“Così inizia l’estenuante percorso di malattia di una donna che nonostante le numerose difficoltà a cui la sanità locale la sta sottoponendo, combatte come una guerriera non dandosi mai per vinta! Non ha vergogna di esporsi in prima linea, anzi vuole che tutti sappiano cosa una paziente affetta da tumore al seno deve affrontare “ Nessun supporto psicologico viene garantito quando è proprio la componente psicologica a fare la differenza nel percorso di guarigione. Ho cercato di restare in contatto con l’unica psicologa della Asl di Aprilia ma l’enorme lista di pazienti mi impedisce un suo supporto costante, la vedo se riesco una volta al mese e non è sufficiente quando pensieri di ogni tipo inquinano la tua mente e si sprofonda in una terribile solitudine”. Continua denunciando lunghe liste di attesa per gli accertamenti “l’equipe della Breast Unit mi ha solo suggerito gli accertamenti da effettuare, ho provveduto io alla prenotazione ma trovando lunghe liste di attesa nelle strutture pubbliche, sono ricorsa a strutture private con tutti i costi che ne conseguono. Non tutte le donne possono permetterselo e spesso rinunciano o rimandano le cure.”
Questa forte e sconcertante testimonianza ci fa capire quanti ostacoli devono affrontare le donne affette da tumore al seno nel nostro territorio considerando che, secondo lo Studio Epidemiologico presentato a Febbraio 2018 dal DEP Lazio, il tumore al seno si conferma al primo posto per incidenza, i casi sono in aumento e numerosi vengono registrati nelle donne sotto fascia screening (50-69 anni). A queste donne dobbiamo dare risposte concrete come l’ampliamento della Fascia di età Screening da 50-69 a 40-69 anni che alcune Regioni del Nord (Piemonte e l’Emilia Romagna) stanno adottando già da tempo, il potenziamento della rete di Psicologi a livello regionale in modo da garantire un supporto psicologico continuativo. Inoltre, vista la frequente ricorrenza alle Onlus di supporto per la prenotazione di prime visite anche da parte di donne in fascia screening, occorre evidentemente migliorare l’azione informativa del Ministero della Salute con inviti puntuali allo screening via posta e via mail, maggiore sensibilizzazione sui network e creazione di una rete di supporto coinvolgendo i medici di famiglia. Queste sono alcune delle proposte che noi di Aprilia 5 Stelle sottoporremo ai nostri Portavoce nelle Istituzioni affinché nessuna donna si senta più abbandonata e condannata a credere all’isola che non c’è!”