Troppe buche? La consigliera scrive a Papa Francesco

Troppe buche per le strade di Anzio? In fondo è un problema comune a molte città italiane. Un problema che ha a che fare con la manutenzione delle strade ma che per alcuni è diventato davvero insostenibile, tanto da dover chiedere aiuti “superiori”. La consigliera comunale di Anzio Roberta Giometti chiama in causa niente di meno che il Papa, forse per chiedere l’intercessione del divino e giungere alla soluzione del problema.

E immaginate la faccia del Santo Padre (o di chi per lui) quando si è visto recapitare una lettera nella quale gli si illustra (non si capisce a quale titolo) tutto il rammarico della consigliera per la situazione delle buche nella sua città: “Da cittadina italiana ed Europea sono fortemente rammaricata per lo stato delle nostre strade provinciali”. Per rafforzare il suo accorato appello la consigliera passa dal sacro al laico chiamando in causa anche la Costituzione Italiana “che tutela la salute come fondamentale diritto”. E sì perché il problema, secondo la consigliera non è tanto la strada in sé ma il fatto che “le istituzioni lasciano morire – dice lei virgolettando se stessa – chi percorre quelle strade per colpa e omissione di chi aveva il diritto di salvaguardare la loro integrità”.


“Non basta – fa ancora notare la consigliera a Papa Francesco – tappare il manto stradale in modo approssimativo, abbassare i limiti di velocità e segnalare il dissesto”. E poi nel suo appello la consigliera prende la parola non più solo a nome proprio ma anche a quello di “noi cittadini”: “Noi cittadini – tuona infatti la Giometti – siamo stanchi di questa pubblica amministrazione assente e per fermare questa carneficina non abbiamo altra scelta che appellarci se non a Sua Santità per avere un suo accorato appello a chi crede di avere in mano”. Il passaggio da singola cittadina a paladina dei fedeli di è brevissimo Anzio e dribblando senza troppo complimenti la laicità della sua carica così si congeda la Giometti nella sua inusuale missiva di aiuto al Papa: “Ho l’onore di professarmi con profondo rispetto, il servo più umile e obbediente di Sua Santità”. E niente di meno.