La Cassazione scagiona Cusani: nessun reato per il vigile rimosso. E ora i danni…

Armando Cusani

Nella rimozione dell’ex comandante della Municipale di Sperlonga non c’è stato alcun reato da parte del sindaco Armando Cusani e degli altri imputati. Lo ha sentenziato la Cassazione, con gli ermellini che hanno accolto il ricorso di Cusani – presentato nonostante i reati fossero andati incontro alla prescrizione nel corso del giudizio in Appello – ribaltando la pronuncia arrivata in primo grado, nell’ottobre del 2013.

Una sentenza che vide condannati Cusani, il compianto ex sindaco Rocco Scalingi, all’epoca dei fatti contestati assessore, l’allora direttore generale Carmine Caputo e l’assessore Gerardo Di Vito. Un anno e due mesi di reclusione per i primi due, un mese in più per Caputo, un anno e un mese per Di Vito. Secondo le accuse poi avallate dal Tribunale di Latina, in pratica, avevano “perseguitato” l’allora comandante dei vigili urbani Paola Ciccarelli, che non voleva chiudere chiudere gli occhi su alcuni abusi edilizi. Così non era, però, come appunto sancito nei giorni scorsi dalla Cassazione, sesta sezione penale.


Con la Suprema Corte che ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata “perché i fatti reati ascritti ai ricorrenti non sussistono”, come reso noto dall’avvocato Corrado De Simone, che assiste Cusani insieme al collega Luigi Panella. Contestualmente, revocate le statuizioni civili adottate a carico degli stessi ricorrenti.

Giubilo scontato, per Cusani, primo cittadino allora come oggi. “Un pensiero e una preghiera al già sindaco Rocco Scalingi, al vicesindaco Enzo Fusco e al già bravissimo assessore all’Ambiente, padre della bandiera blu di Sperlonga, Gerardo Di Vito”, ha commentato a margine dell’annullamento della sentenza. “Abbiamo sofferto insieme, convinti di non aver mai fatto torto a nessuno e di aver sempre lavorato per il bene di tutti i cittadini”.

Scagionato dopo anni di battaglie, Cusani, ed ora pronto a passare con decisione al contrattacco, a sentire le parole dell’avvocato De Simone. Facendo intravvedere dietro l’angolo una cospicua richiesta di risarcimento danni. “Duole dover ricordare che l’errata sentenza del Tribunale penale di Latina ha cagionato agli interessati, in primis ad Armando Cusani, amministratore dotato di non comune capacità e competenza, danni estremamente gravi, diretti e indiretti e per larga parte irreversibili, dei quali verrà presumibilmente a ciascuno dei responsabili di rispondere nelle sedi competenti”.

Come si ricorderà, la condanna di primo grado per il caso-Municipale costò cara a Cusani: sulla scorta della legge Severino contribuì alla sua sospensione per 18 mesi da qualsiasi incarico pubblico, poi revocata nel settembre dello scorso anno.