Possono esserci disparità di trattamento anche quando si deve ottenere il riconoscimento di vittima del dovere? Se lo chiede Antonio Dal Cin, finanziere in congedo nonché responsabile del Comitato “Settore esposti e vittime amianto appartenenti alla Guardia di Finanza Ona Onlus”, un uomo molto coraggioso che danni porta avanti una battaglia importante non solo sua. Antonio documenta sempre infatti quanti rischi si corrono ogni giorno perché spesso si può essere esposti all’amianto senza nemmeno saperlo. Continuamente ha chiesto controlli partendo dalla sua città, nelle scuole come nelle campagne. Non si contano le richieste di bonifica. Non sempre, nonostante le molte promesse è stato ascoltato, non sempre sono stati presi provvedimenti per una battaglia finalizzata a tutelare la salute di tutti.
Quello che può provocare l’amianto su una persona purtroppo, l’eroico finanziere lo conosce bene. Tuttavia il riconoscimento dello status di vittima del dovere per lui è ancora imbrigliato nella burocrazia. Perché? Antonio Dal Cin ora ha scritto al presidente Mattarella, l’ennesimo appello per cui si spera arrivi una risposta. Parole dietro cui si celano giorni difficili, di sofferenza ma anche tanti valori, quelli di una persona che ha portato avanti in suo servizio per il Paese e che proprio per questa diligenza si è ammalato.
LA LETTERA “On.le Signor Presidente della Repubblica, sono Antonio Dal Cin, nato a Crema (CR) il 25.09.1969 e residente a Sabaudia (LT) un ex Finanziere, riformato dalla sanità militare in data 07.01.2014 e collocato in congedo assoluto, per il mio precario stato di salute, tra cui si evidenzia “l’asbestosi”, patologia potenzialmente mortale, successivamente riconosciuta ‘Sì dipendente da Causa di Servizio’. Nel decreto di riconoscimento della causa di servizio è letteralmente scritto: ‘all’esame della documentazione sanitaria e degli atti allegati è dato ravvisare, nel caso di specie, il nesso di casualità utile tra l’infermità denunciata dal richiedente e riscontrata dalla Commissione Medica con l’attività di servizio prestata e che, comunque, gli elementi e le circostanze di fatto evidenziati si prospettano in rapporto di valida efficienza etiopatogenetica con l’insorgenza e l’evoluzione della predetta affezione’.
L’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO Per quanto sopra, non può essere revocato in dubbio che la patologia di cui sono affetto mi ha colpito in quanto la Guardia di Finanza non mi ha fornito alcuna protezione individuale, volta a ridurre al minimo sostenibile le probabilità di un danno conseguente a malattie professionali e non ha verificato periodicamente la salubrità dell’ambiente lavorativo, nel rispetto dei principi di tutela del lavoro e della salute (artt. 3, 4, 32, 35 e 36 Cost.), quale bene primario che assurge a diritto fondamentale della persona ed impone una piena ed esaustiva tutela delle condizioni di vita, di ambiente e di lavoro. La stessa Amministrazione ha peraltro evidenziato che sono stato effettivamente esposto al micidiale cancerogeno e lo ha documentato in atti che lo dimostrano in modo chiaro, inequivocabile ed incontrovertibile, mettendo in risalto le ‘particolari condizioni ambientali e lavorative’ per un periodo superiore a dieci anni.
LA RICHIESTA Nel mese di luglio 2013, ho presentato domanda di riconoscimento dei benefici previsti per le ‘Vittime del Dovere’, ma ad oggi, trascorsi ben 54 mesi, tra strane dimenticanze ed errori incomprensibili, il procedimento non risulta ancora essersi concluso. Intanto le mie condizioni di salute si sono ulteriormente aggravate, e l’amianto, killer spietato e silenzioso, ha iniziato a compromettere in modo irreversibile il mio sistema cardiovascolare, come rilevato dagli esami di diagnostica esperiti. Per quanto sopra, vista la sussistenza delle dipendenza della Causa di Servizio e le particolari condizioni ambientali in cui esso è stato svolto per oltre un decennio, e considerato il parere nr. 01693/2010 reso in data 04.05.2010 dal Consiglio di Stato – Sezione Terza, che ha consentito ai militari della Marina Militare il riconoscimento di ‘Vittima del Dovere’ (In data 24 marzo 2010 prot.n. 8/14244, il Ministero della Difesa – Ufficio Legislativo chiede il parere del Consiglio di Stato riguardo all’applicazione dell’art. 1 comma 564, della Legge 23 dicembre 2005, N. 266), mi rivolgo a Lei Sig. Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella, affinché mi sia riconosciuto lo Status di ‘Vittima del Dovere’, giacché lo status giuridico di militare è unico per tutti e non può esserci alcuna discriminazione in tal senso, come uguale è la sofferenza e la condanna che ingiustamente ci è stata inflitta.
OSTAGGIO DELLA BUROCRAZIA Il pensiero di dover lasciare due bambini in tenera età, rispettivamente di 10 e 4 anni, mi logora dentro, e mia moglie, affetta da sclerosi multipla, non percepisce pensione da parte dello Stato, e mi rattrista dover pensare ogni giorno che potrebbero non avere la possibilità di vivere dignitosamente. Mi sento ostaggio di una burocrazia che non si dimostra in linea con quanto espressamente richiamato nell’art. 97 della Costituzione, e troppo spesso chiede tempo a chi non può permettersi di aspettare così tanto tempo”. Antonio Dal Cin parla sempre con il cuore, è chiaro e non lascia nulla all’interpretazione ma sempre con rispetto. Antonio negli anni ha dovuto fare i conti con troppi silenzi ma sa che ciò che deve essergli riconosciuto è un diritto non una cortesia. E questo è bene ricordarlo.