Il Comune di Minturno è in profondo rosso. I debiti sono troppi e il piano messo a punto dalla giunta di Gerardo Stefanelli per cercare pian piano di risollevare l’ente non ha incassato l’ok della Corte dei Conti. I giudici contabili temono che la massa debitoria sia maggiore di quella descritta dal consiglio comunale approvando il Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, che le soluzioni paventate, partendo da un aumento considerevole delle tasse, non siano sufficienti e che le stesse previsioni sull’orizzonte temporale in cui far fronte a una simile situazione possano essere troppo ottimistiche. Per la Corte dei Conti occorre analizzare meglio la situazione, servono altri documenti e approfondimenti istruttori. Al Comune sono stati dati così trenta giorni di tempo per rispondere a una serie di quesiti e depositare ulteriori incartamenti. Poi si vedrà.
Un caso all’apparenza singolare quello di Minturno. Bilanci sempre in ordine, secondo i magistrati, e poi all’improvviso sofferenze sempre più profonde. “Gravi irregolarità contabili” sarebbero infatti spuntate soltanto in tempi recenti, con i rendiconti 2014 e 2015. Tutto legato a “passività non contabilizzate derivanti dall’acquisto di beni e servizi in difformità delle regole”.
L’11 agosto 2015 crolla la giunta di Paolo Graziano e arriva il commissario prefettizio Bruno Strati, che inizia a evidenziare quanto pesante sia la situazione del Comune. Lo scorso anno l’insediamento della giunta Stefanelli e il tentativo di correre ai ripari, puntando sul piano di riequilibrio.
I debiti vengono quantificati in circa tre milioni e mezzo di euro e l’esecutivo pensa a recuperare delle risorse portando al massimo l’aliquota dell’addizionale comunale Irpef, facendo guerra agli evasori e aumentando le imposte minori. Previsto anche un taglio delle spese, a partire dai canoni per la pubblica illuminazione.
Basterà? I giudici contabili non ne sono convinti. E continuano a indagare. Un caso comunicato dalla Corte dei Conti anche al Ministero dell’interno.