Interdittiva antimafia a Di Maio, la Prefettura accende un faro

Il Tar di Latina

Si riaccende un faro sugli affari dei Di Maio. A distanza di quattro anni dalla sentenza della Corte di Cassazione, che ha reso definitiva la confisca dei beni dell’ex carabiniere e della sua famiglia, perché ritenuti frutto di attività criminali, la Prefettura di Latina ha emesso un’interdittiva antimafia a carico del figlio di Salvatore Di Maio, Francesco Di Maio, che ha aperto una tabaccheria a Terracina. E ha sospeso la licenza per la vendita degli stessi tabacchi rilasciata al commerciante. Un provvedimento quest’ultimo su cui ha però ora frenato il Tar di Latina, sospendendolo nell’attesa di discutere della vicenda in aula.

A metà ottobre 2010, dopo una serie di indagini patrimoniali, la questura di Latina mise sotto sequestro preventivo un patrimonio stimato in circa 30 milioni di euro appartenente a Salvatore Di Maio, campano trapiantato a Sabaudia, che dopo aver detto addio alla divisa della Benemerita si è dedicato all’imprenditoria. Vennero messi i sigilli a immobili, tra manufatti e terreni, dislocati tra Sabaudia, Terracina, Castello di Cisterna e la provincia di Piacenza, conti correnti, quote societarie, auto e moto, tutti appartenenti all’ex carabiniere o ritenuti a lui riferibili, considerando gli intestatari dei semplice prestanome, a partire dai familiari. Per gli investigatori un tesoro accumulato con attività illecite, dall’usura alle estorsioni. In quel periodo Di Maio e figli erano inoltre sotto processo in Campania, un giudizio in cui l’ex militare era accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, in quanto sospettato di essere inserito negli affari sporchi del clan Cava di Avellino, e i familiari di aver fatto da prestanome per compiere intestazioni fittizie di beni. Di Maio venne però poi assolto dall’accusa di mafia e condannato solo per un’estorsione, mentre i figli vennero assolti dalle accuse di essersi prestati a intestazioni fittizie appunto. La Corte d’Appello di Roma, nel 2012, riformò così il provvedimento preso l’anno precedente dal Tribunale di Latina, revocando all’imprenditore la misura della sorveglianza speciale con obbligo di dimora a Sabaudia e la confisca dei beni a Castello di Cisterna, ma confermando la confisca del resto del patrimonio. Per i giudici chiare le frequentazioni di Di Maio con esponenti della malavita organizzata e altrettanto chiaro che, dichiarando un reddito modesto, il suo impero non poteva che essere frutto di attività criminali. Una decisione confermata quattro anni fa dalla Corte di Cassazione, facendo diventare i molti beni confiscati proprietà dello Stato.


Nonostante tale sentenza, però, da quattro anni quel patrimonio non è stato sfruttato dall’Amministrazione per i beni confiscati. Nessuna assegnazione a enti pubblici o associazioni. Sembra nessuna richiesta di sfruttare quegli immobili da parte dello stesso Comune di Sabaudia. Con il risultato, ad esempio, che Di Maio ha continuato a vivere nella stessa casa che gli è stata confiscata senza pagare neppure l’affitto al nuovo proprietario, ovvero la Repubblica italiana.

Di Maio dimenticato dalle istituzioni? Sembra di no. La Prefettura, mentre l’immenso patrimonio confiscato all’ex carabiniere continua a restare nel dimenticatoio, ha infatti emesso un’interdittiva antimafia nei confronti del figlio, Francesco Di Maio. Quest’ultimo è stato assolto nel processo al clan Cava, ma per l’Ufficio del Governo vi sono diverse ragioni per ritenere che possa infiltrarsi nelle sue attività la malavita organizzata. Un’iniziativa a cui è seguita quella di sospendere sempre a Di Maio la licenza tabacchi.

Il commerciante, difeso dall’avvocato Paolo Angeloni, ha impugnato i due provvedimenti al Tar e, nell’attesa di discutere la vicenda in aula, sentendo sia le ragioni della difesa di Di Maio che l’avvocatura dello Stato, il presidente del Tar di Latina, Antonio Vinciguerra, ha intanto congelato la sospensione della licenza. Per il presidente Vinciguerra “sussistono i presupposti per assentire alla richiesta di tutela cautelare anticipata, con effetto inibitorio del provvedimento di sospensione della licenza di vendita di generi di monopolio”. Prossimo round in aula l’11 gennaio.