Primi interrogatori degli indagati nell’ambito dell’inchiesta “Touchdown”, relativa a un sistema corruttivo che sarebbe stato messo a punto attorno al Comune di Cisterna ed esteso poi alla Provincia e al Comune di Anzio. Questa mattina a comparire davanti al gip Giuseppe Cario sono stati l’ex assessore all’ambiente di Anzio, Patrizio Placidi, e gli imprenditori Rinaldo Donnini, Enrico Baccari e Stefano Ettorre, in carcere a Velletri e Latina e difesi, tra gli altri, dagli avvocati Armando Argano, Luca Giudetti e Laura Bove. I primi due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre gli altri hanno respinto le accuse. Domani gli altri interrogatori.
Placidi è accusato di corruzione insieme agli imprenditori Raffaele Del Prete e Francesco Colucci, in quanto avrebbe imposto alcune assunzioni per garantire agli imprenditori l’affare relativo alla manutenzione del verde pubblico ad Anzio e quello sulla manutenzione dei parchi e giardini e di Villa Adele. Sempre Placidi, insieme ai due imprenditori e al dirigente comunale Walter Dell’Accio, è poi accusato di turbativa d’asta. Accuse di corruzione anche per Donnini, delle società Edil Ri.Ma. e 4d.Appalti, per il denaro che avrebbe consegnato ad Alvaro Mastrantoni, quando quest’ultimo era consigliere provinciale, e all’ingegnere Americo Iacovacci, tecnico sempre della Provincia, per ottenere lavori nell’ambito della manutenzione delle strade provinciali. Un’accusa mossa inoltre a Donnini anche per il denaro che avrebbe consegnato a Mastrantoni, al consigliere comunale Giovanni Giarola e all’assessore Danilo Martelli, di Cisterna, per ottenere l’appalto relativo alla realizzazione di un asilo nido nel quartiere San Valentino e quelli su alcune strade. Stessa accusa e per fatti analoghi per Baccari, amministratore della Beton Black, relativamente a lavori da fare a Cisterna e Aprilia. I due imprenditori, per tali vicende, insieme a Mastrantoni e Iacovacci, sono poi accusati di turbativa d’asta. Accuse di corruzione e turbativa d’asta infine per Ettorre, titolare dell’impresa Edilscavi, che avrebbe consegnato ugualmente denaro a Mastrantoni e Iacovacci al fine di accaparrarsi lavori in provincia.