Impianti di mitilicoltura: Legambiente sul piede di guerra

I RISCHI –“Essendo tutti e tre gli impianti in questione (quello di Terracina, quello di Fondi e quello di Minturno) posti a poche centinaia di metri da un sic, a tutela degli ecosistemi marini del Lazio ed in particolare dei sic marini che, tra l’altro, con la deliberazione regionale n. 679 del 15/11/2016 sono stati proposti dalla stessa regione (evidentemente con scarsa coerenza già da noi precedentemente ad essere designati a zone speciali di conservazione (zsc), ai sensi della direttiva 92/43/cee (habitat) e del dpr 357/97, invieremo una nota congiunta anche al ministero dell’Ambiente per chiedere che i sic in questione siano finalmente (dopo gravi ritardi che sono costati anche una procedura di infrazione europea) designati a zsc (visto che la  direttiva 92/43/cee prevede la loro designazione entro 6 anni dalla loro definizione e i sic sono stati definiti con decreto del mattm il 25 marzo 2005)  e che la vas e la via previste ai fini del rilascio dei piani di gestione rispondano ai criteri di completezza e accuratezza dettati dalla più diffusa letteratura scientifica in materia. Criteri che debbono tener conto degli impatti, degli squilibri e dei rischi generati da tali mega-impianti (di tecnologia oramai obsoleta) sul delicato equilibrio di tutto l’ecosistema, sulle praterie di posidonia oceanica e sugli altri habitat e le specie presenti nei sic, sulle comunità bentoniche esistenti nel sedimento sottostante, sul popolamento ittico e sulle aree di nursery presenti. Impatti prodotti dalle centinaia di giganteschi corpi morti in calcestruzzo che verranno posati sui fondali; dall’accumulo di sporcizia e limo di cui si impregnano le decine di migliaia di corde e calze impiegate; dall’ingente assorbimento di fitoplancton che si concentra nell’area di impianto; dall’enorme accumulo di gusci sui fondali e dalla necessità del loro smaltimento.

Occorre poi considerare il rischio di contaminazione (per le altre specie e anche per l’uomo) causato dalle malattie batteriche e virali, dai parassiti e dagli organismi incrostanti che allignano in una popolazione così vasta di mitili. “Oltre al fatto che, per loro natura, i sic sono una realtà dinamica e in continua evoluzione ed i cui confini non possono di certo essere fissati per legge come dimostra il ripopolamento della posidonia oceanica avvenuto dopo che queste zone sono diventate dei sic, mettendo un freno agli ancoraggi selvaggi e alla pesca a strascico” Dichiara Gabriele Subiaco responsabile scientifico e vicepresidente del circolo legambiente di Terracina, circolo che è stato il primo ad avviare un ricorso “ad adiuvandum” con il comune di Terracina contro l’autorizzazione della regione Lazio.


A pagina 2 – La richiesta di sospendere gli iter concessori

A pagina 3 – La mancanza di un piano dello spazio marittimo

A pagina 4 – La diffida

A pagina 6 – Le iniziative