Omicidio dell’avvocato Mario Piccolino. Oggi la vicenda è approdata in Corte d’Appello e il collegio ha accolto la tesi difensiva, dell’avvocato Andrea Di Croce, escludendo una delle aggravati: la premeditazione, contestata all’imputato Michele Rossi che il 29 maggio del 2015 si presentò a casa di Piccolino e fece fuoco contro l’avvocato uccidendolo.

Non solo il giudice collegiale ha escluso la premeditazione per quanto ha accolto un’ulteriore tesi del difensore che ha ritenuto incompatibile la contestazione contemporaneamente della detenzione e del porto di armi e ha fatto cadere la detenzione.
Insomma se in primo grado il Rossi era stato condannato a 18 anni per l’omicidio più altri 2 per la detenzione e il porto d’armi, con l’esclusione di due delle aggravati, stamattina il giudice capitolino ha pronunciato sentenza di condanna a 17 anni e 8

mesi di reclusione: 16 per l’omicidio più 1 anno e 8 mesi per il porto d’armi.
Nella medesima sede stamattina la Corte d’Appello si è pronunciata anche sul ricorso presentato dal pubblico ministero del tribunale di Cassino che chiedeva un aumento di pena per l’imputato. Il giudice di secondo grado, anche in questo caso ha condiviso la posizione assunta dall’avvocato Di Croce, e nel dichiarare inammissibile il ricorso ha sottolineato che andava presentato in Cassazione.