Successivamente con la delibera di giunta comunale n. 314 del 18.10.2016 è stato approvato il progetto definitivo dell’opera, redatto dal Settore Lavori Pubblici , comportante la spesa complessiva (IVA e spese generali incluse) di 300mila euro, di cui per lavori € 244.072,50,00 (inclusi € 12.500,00 per oneri della sicurezza) ed € 55.927,50 per somme a disposizione dell’Amministrazione, la cui copertura di spesa veniva garantita in parte attraverso la contrazione di mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti ed in parte con fondi di bilancio.
Insomma – per far accettare ai cittadini la privatizzazione del servizio idrico – hanno raccontato la storiella che grazie ad Acqualatina i bilanci dei comuni dell’ATO4 sarebbero stati alleggeriti dai costi derivanti dalla realizzazione di nuovi impianti idrici e degli acquedotti e dalla manutenzione di quelli esistenti. Ed invece così non è stato.
Lo confermano proprio i 300mila euro – a debito – previsti dalla a delibera di giunta comunale n. 314 del 18.10.2016.
Conosciamo già la risposta che ci verrà data da chi l’ha votata e cioè: “La realizzazione e il completamento dei tratti della condotta idrica e fognaria è un atto dovuto, in quanto è necessario per il bene della città e dei suoi cittadini”.
A questo punto facile cogliere le contraddizioni della privatizzazione dell’acqua, che a detta dei suoi fautori – avrebbe dovuto garantire efficienza, economicità, trasparenza ed invece si è trasformata in una vera e propria truffa nei confronti dei cittadini, che oggi vengono chiamati a pagare due volte la preziosa risorsa: la prima con la bolletta e la seconda con le tasse per sopperire alle mancanze di un gestore, che nei fatti – grazie alla complicità dei sindaci – ha disatteso tutti gli obblighi previsti dal contratto in essere, arrivando a addirittura a togliere l’acqua ad interi quartieri di Formia, nonostante la crisi idrica è stata prevista già dal lontano 1998.
Ci piace paragonare l’atteggiamento dei sindaci dell’ATO4 al paradosso dell’asino: Un asino (i sindaci) affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno (Acqualatina) e due secchi d’acqua (i cittadini), ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, l’asino resta fermo. E muore.
Ebbene noi non vogliamo che la nostra comunità muoia nell’attesa che si decida sulla necessità di mettere alla porta l’attuale gestore. Ci sono tutti i migliori motivi per la rescissione del contratto e la ripresa in carico del servizio idrico da parte del pubblico, finanche una richiesta di risarcimento per i danni causati alle comunità pontine, ma non crediamo che la politica abbia il coraggio di perseguire il bene comune, viste le continue regalie concesse al gestore.
D’altronde la politica sostiene fortemente l’attuale gestore idrico, altrimenti non si capirebbe come mai il ministero dell’ambiente regalerà 5milioni di euro ad Acqualatina per effettuare una parte degli investimenti previsti per il superamento della crisi idrica e altri 40milioni di euro glieli ha regalati la regione Lazio per realizzare i dissalatori di Ponza e Ventotene.
Sono tutti investimenti che i cittadini pagano già con la bolletta, se non è truffa questa. L’unica arma che rimane ai cittadini per rispondere alle gravi mancanze di Acqualatina è non pagare la bolletta. Il resto lo lasciamo ai tanti inutili “personaggetti” che popolano la politica delle nostre terre sempre più amare”.