Uno sguardo di troppo, uno scambio infelice di battute… Troppo poco, secondo il pubblico ministero Gregorio Capasso, per correre a casa, prendere una pistola e, su un marciapiede, cercare di uccidere due persone. Nel corso della sua requisitoria, per l’agguato del 6 marzo dell’anno scorso a San Felice Circeo, ripercorrendo le indagini svolte dalla squadra mobile, il pm ha così sostenuto che a suo avviso il movente riguarda qualcosa di ben più grave di quanto sinora emerso, “problemi sottostanti” che sarebbero sfociati nel duplice tentativo di omicidio.
Il pubblico ministero Capasso ha quindi chiesto le condanne a 10 anni di reclusione per il latinense Alessandro Zof, a 4 anni per il pregiudicato Lello Gallo, anche lui del capoluogo pontino e a due anni per Paolo Di Martino, di Napoli. Chiesta invece l’assoluzione per Fabio Zof, fratello di Alessandro, e il rinvio a giudizio per l’apriliano Emanuele Scaglione, l’unico a non aver chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, dunque allo stato degli atti, rito alternativo che in caso di condanna consente lo sconto di un terzo della pena. A parlare è stato quindi l’avvocato di parte civile, in rappresentanza delle vittime, Domenico Bianchi, e poi gli avvocati difensori Giancarlo Vitelli, Alessia Vita, Oreste Palmieri, Domenico Palombi e Sandro Marcheselli.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Matilde Campoli, ha infine rinviato l’udienza, per eventuali repliche e sentenza, al 9 giugno.
Alessandro Zof è accusato di essere l’autore del ferimento a colpi di pistola, su viale Circe, dei terracinesi Roberto Guizzon e Alessio De Cupis. Per gli inquirenti, dopo un litigio per futili motivi all’interno dell’American Bar, anche se per il pm vi sarebbe stato ben altro, Zof si sarebbe recato a Latina, avrebbe preso una pistola calibro 9*21 e, tornato al Circeo, avrebbe cercato di uccidere Guizzon e il nipote. Il fratello, invece, Fabio Zof, è finito imputato per concorso nella detenzione illecita della pistola utilizzata per l’agguato, prelevando Alessandro da San Felice, dopo il duplice tentativo di omicidio, e riaccompagnandolo nel capoluogo pontino, anche se poi lo stesso pubblico ministero si è convinto della sua innocenza. Lello Gallo, Scaglione e Di Martino sono invece accusati di aver aiutato l’autore dell’attentato a eludere le indagini. Subito dopo i fatti Scaglione avrebbe infatti accompagnato l’amico Zof a Napoli, a casa di Di Martino, quest’ultimo lo avrebbe ospitato, lavando anche la Smart del giovane per cancellare tracce di polvere da sparo, e Gallo avrebbe accompagnato Zof a Latina a prendere la pistola e poi sarebbe tornato con lui al Circeo.