“Davanti al secondo collegio penale del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Francesco Valentini, è iniziato ieri il processo per l’inchiesta denominata ‘Tiberio’, che ha portato all’arresto del sindaco di Sperlonga Armando Cusani, accusato di corruzione e turbativa d’asta”.
L’ex consigliere comunale di Sperlonga, Nicola Reale, fa una premessa necessaria a entrare nel vivo della questione.

“Il Comune di Sperlonga si è costituito parte civile contro gli imputati nel processo e quindi contro lo stesso Cusani. Il tribunale ha anche accettato la costituzione di parte civile di altri soggetti, tra i quali i consiglieri di minoranza, e l’Associazione Caponnetto. Lo stesso Comune di Sperlonga si era già costituito parte civile contro Cusani nell’altro processo a suo carico per il reato di lottizzazione abusiva per la costruzione dell’Hotel Grotta di Tiberio.
Da questa situazione deriva che, qualora il signor Cusani tornasse a svolgere le funzioni di sindaco prima del compimento del terzo grado di giudizio, verrebbe a trovarsi in una evidente e insanabile condizione di conflitto di interessi, in quanto si troverebbe nella assurda situazione di dirigere un Comune che in due diversi processi si è costituito contro di lui.
In questo teatro dell’assurdo, si aggiunge il fatto che, essendo Cusani attualmente sospeso dalla carica di sindaco per effetto della Legge Severino, la funzione viene svolta dal vice sindaco Francesco Faiola, anch’egli però indagato nell’inchiesta ‘Tiberio’.
Tanto per avere un quadro storico completo, ricordiamo che Cusani aveva già subito due condanne penali e quindi due sospensioni per la Legge Severino. Ed infine è forse il caso di ricordare a qualche Autorità distratta il comma 5 dell’art.63 del Testo Unico degli Enti Locali, il quale così recita: ‘Non può ricoprire la carica di sindaco, presidente della Provincia, consigliere comunale o circoscrizionale colui che, per fatti compiuti allorché era amministratore o impiegato, rispettivamente, del Comune o della Provincia ovvero di istituto o azienda da esso dipendente, o vigilato, è stato, con sentenza passata in giudicato, dichiarato responsabile verso l’ente, istituto od azienda e non ha ancora estinto il debito’.
Nella fattispecie del sindaco di Sperlonga va rilevato che nel settembre 2015 la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a un anno e tre mesi per abuso edilizio relativamente alla costruzione dell’Hotel Grotta di Tiberio, di cui è comproprietario. E poiché, ad oggi, il Cusani non ha ancora provveduto ad eseguire la sentenza di condanna, cioè ad abbattere le parti abusive del suo albergo, si trova esattamente nella condizione prevista del suddetto articolo 63: ‘non ha ancora estinto il debito’ nei confronti del Comune di Sperlonga.
Nei giorni scorsi la nuova dirigente dell’Ufficio Tecnico comunale ha disposto l’ordinanza di abbattimento delle parti abusive dell’Hotel, ma nell’ordinanza, molto stranamente, l’Hotel non risulta più di proprietà di Cusani e del suocero Chinappi, bensì del solo suocero. Non solo. Ma è stata fatta l’ordinanza di abbattimento senza provvedere all’indispensabile annullamento dei titoli autorizzativi che il processo a dimostrato essere illegittimi. Piccoli trucchi solo per buttare polvere negli occhi dei soliti distratti.
Chi ha letto Jonesco o Beckett sa che il teatro dell’assurdo non si concentra su eventi realistici e azioni logiche, ma su personaggi intrappolati in un mondo incomprensibile. Sulla scena del teatro sperlongano è difficile comprendere come la giunta municipale, che si costituisce parte civile in due diversi processi contro Cusani, possa continuare a confermare la fiducia politica nel sindaco e a non dimettersi.
E’ difficile capire perché il Prefetto non abbia ancora attivato le procedure di scioglimento del consiglio comunale di Sperlonga. Ed è anche di difficile interpretare il comportamento del gruppo di minoranza che un giorno presenta una mozione di sfiducia contro la maggioranza e nello stesso giorno approva una mozione sulla legalità assieme a quella stessa maggioranza; si costituisce parte civile nel processo contro Cusani ma resta indifferente davanti all’inerzia di un prefetto, a mio avviso passibile di denuncia per omissione in atti di ufficio. Il pubblico, dal canto suo, non fischia, non applaude, resta in silenzio”.