Si è aperto martedì presso il Tribunale di Latina il processo scaturito dall’inchiesta “Tiberio”, scattata a gennaio per un presunto giro di appalti pilotati. Al vaglio del collegio penale giudicante, presieduto dal dottor Francesco Valentini, le posizioni del sindaco di Sperlonga ed ex presidente della Provincia Armando Cusani, dell’imprenditore di Priverno Nicola Volpe, dei funzionari comunali Isidoro Masi, Massimo Pacini e Gian Pietro De Biaggio, rispettivamente originari di Maenza, Roma e Latina, dell’imprenditore fondano Andrea Fabrizio e del napoletano Antonio Avellino, dipendente di una delle ditte coinvolte.
Imputati accusati a vario titolo di corruzione e turbata libertà degli incanti, tutti avviati recentemente al giudizio immediato, e per i quali nell’udienza inaugurale il collegio difensivo ha chiesto la revoca delle misure cautelari piovute col blitz di gennaio, o, in subordine, la loro attenuazione. Con il pm Valerio De Luca ad esprimere parere favorevole per la concessione degli arresti domiciliari a Cusani (assente nonostante avesse chiesto di presenziare al dibattimento), Volpe e Masi, in carcere da quattro mesi, e per l’attenuazione della misura dei domiciliari nei confronti di Di Biaggio, Fabrizio ed Avellino. La parola adesso ai giudici, che si sono riservati: per dare risposta alle richieste, cinque giorni di tempo.
Su altro fronte, dal Tribunale hanno deciso per l’accoglimento di tutte le richieste di costituzione di parte civile avanzate. Ammessi dunque al processo il Comune di Sperlonga e i quattro consiglieri di minoranza Marco Toscano, Carla Di Girolamo, Alfredo Rossi e Andrea Zori, il Comune di Prossedi, quello di Priverno, l’associazione contro le mafie e le illegalità “Caponnetto” e, in ultimo, Carmine Tursi, il vicino che diede il “la” alle prime inchieste sugli abusi edilizi all’hotel “Grotta di Tiberio”, che vede Cusani comproprietario e da cui peraltro prende il nome l’inchiesta, partita dalla struttura e poi andata ad allargarsi altrove, fino a far ipotizzare come accennato in apertura un sistema di appalti truccati. Quelli per il complesso archeologico sperlongano di Villa Prato, da 700mila euro, per la ristrutturazione del Comune di Prossedi, da 230mila, per l’affidamento del servizio di pulizia delle strade extraurbane di Priverno, da 40mila, e per il restauro della scuola “Santoro” di Priverno, appalto da 35mila euro.
Nel corso dell’udienza il pool difensivo ha presentato eccezioni preliminari in serie, in particolare rispetto una presunta inutilizzabilità degli elementi confluiti nell’inchiesta dal settembre 2015. Prossimo appuntamento in aula, il 13 giugno.