Furto di documenti oltre che di preziosi in casa Cusani a Sperlonga: ipotesi inquietanti

Piazza della Repubblica a Sperlonga

Un furto come ce ne sono tanti. Così sembrava all’apparenza, almeno fino a quando non è stato constatato che oltre ai “consueti” oggetti di valore sono scomparsi documenti.

Si inizia a fare una stima del bottino che stamattina è stato racimolato a casa Cusani. L’abitazione del primo cittadino di Sperlonga, Armando Cusani, finito in manette lo scorso 16 gennaio nell’ambito dell’operazione “Tiberio”, un’inchiesta su appalti pilotati e corruzione.


Il furto di documenti, oltre che di preziosi, lascia aperte molte ipotesi, anche inquietanti. Prime tra tutte la possibilità che si sia trattato di un furto su commissione. Eventualità che spetta adesso agli investigatori sconfessare o confermare.

Ipotesi però respinte dalla famiglia Cusani, con una nota firmata dall’avvocato Valeria La Rocca. “In data 12.05.2017 – si legge nella nota – il fatto di cronaca inerente il furto avvenuto nell’appartamento della famiglia Cusani a Sperlonga non è stato correttamente rappresentato dalla vostra redazione, giacché corredato da ipotesi e libere supposizioni diffamanti e non riscontrabili nell’accertamento del fatto storico. Si rappresenta che, come da concreti accertamenti effettuati dalla PG, l’unica ipotesi confermata è che trattasi di un qualunque furto in appartamento, presumibilmente commesso da criminali improvvisati e senza alcuna esperienza, che con probabilità giravano nella tranquilla cittadina alla ricerca di qualche spicciolo, senza conoscere i proprietari dell’immobile. L’autore dell’articolo in oggetto ha liberamente attribuito le circostanze del furto ad una questione giudiziaria del tutto estranea alla vicenda e con la quale non è stata accertata alcuna coincidenza e/o connessione, senza una opportuna e corretta verifica dell’attendibilità delle fonti. In assenza di formalizzazione della denuncia di furto, e di ciò che realmente è stato sottratto dall’immobile, è stata supposta la sparizione di documenti, e tale circostanza è stata liberamente attribuita a fantomatiche quanto inveritiere “ipotesi inquietanti”. La sottrazione di tali documenti, peraltro di carattere personale, è stata rilevata dal personale di Polizia Giudiziaria, e non essendo ancora esplicitata nella denuncia di furto, non poteva essere di pubblico dominio”. Ancora: “Una fuga di notizie del tutto falsa ed inveritiera, e di cui non si trova giustificazione, se non quella della pubblicità. La famiglia Cusani smentisce categoricamente quanto dedotto dalla vostra redazione. Per ciò che concerne le “ipotesi inquietanti”, come detto in premessa i documenti sottratti sono di natura personale e non sono assolutamente collegabili ad elementi indiziari”. Infine: “L’ipotesi di furto su “commissione” per acquisire o sottrarre “prove” è assolutamente infondata e non attribuibile a quanto accaduto nella realtà”.