All’improvviso è stato il caos. La tranquillità della Svezia è stata interrotta.
“Non abbiamo capito niente. Tre ragazzine sono entrate nel nostro negozio, piangevano disperate, abbiamo cercato di calmarle, ma non avevamo davvero compreso cosa stesse succedendo fuori… e loro non riuscivano neanche a parlare”.
Sono stati travolti da qualcosa che davvero non era previsto nè tantomeno prevedibile da tutti coloro che poco prima delle 15 si sono trovati in prossimità di via della Regina a Stoccolma, in Svezia, e così anche un 40enne di Minturno, D.N. che, come al solito, stava lavorando nell’esercizio commerciale presso il quale è impiegato da circa due anni.
“Quando stavamo cercando di calmare le tre ragazzine è entrato un altro giovane che si è accasciato a terra in un angolo, il volto bianco, era evidentemente sotto choc, fissava il vuoto, sembrava assente. Poi abbiamo visto la gente correre veloce sulla strada… e abbiamo capito”.
Le scene di panico hanno dato il senso di quanto stava succedendo fuori la porta del negozio che si trova “a qualche centinaio di metri dall’accaduto. Una strada pedonale – ha detto il 40enne ancora sconvolto dalla vicenda – quella sulla quale si è lanciato a tutta velocità un camion travolgendo le persone che stavano passeggiando o facendo compere”.
Sono stati momenti di vero terrore. Crisi di panico incontrollabile per una sequenza di fatti che si è consumata nel giro di qualche secondo in un’area pedonale poco distante dalla fermata della metropolitana la “T-centralen”.
Poi è stata la volta di sirene, elicotteri, le forze dell’ordine e i soccorritori si sono catapultati nella zona interessata per soccorrere i feriti e fermare l’attentatore. Un atto che lo stesso ministro svedese Stefan Lofven ha definito sui quotidiani nazionali “un atto terroristico” a causa del quale si sono registrate quattro le vittime e quindici i feriti.
“La situazione di allarme ha indotto le autorità preposte – ha concluso il 40enne di Minturno – a bloccare tutti i mezzi pubblici per una questione di sicurezza”. Il ritorno da lavoro per molti è significato, oggi in Svezia, percorrere chilometri e chilometri a piedi… la paura di un secondo attentato era troppa.