Attorno al Movimento 9 Dicembre Forconi sarebbe stata costituita un’associazione per delinquere, finalizzata all’istigazione a delinquere e all’usurpazione di pubbliche funzioni. Con quest’ipotesi il sostituto procuratore di Latina, Daria Monsurrò, ha indagato 18 persone e fatto scattare altrettante perquisizioni.
Un movimento di protesta, composto in larga parte di agricoltori, piccoli imprenditori e disoccupati, nato in terra pontina e che proprio in provincia di Latina ha visto la Digos eseguire sei perquisizioni a carico di altrettanti indagati. All’alba gli investigatori hanno così bussato alla porta del presidente dei “Forconi”, Danilo Calvani, a Pontinia, del suo vice Giancarlo Carapellotti, a Cisterna, di Francesco Puttilli, a Pontinia, di Luca Marinelli, a Cisterna, di Giovanni Delle Cave, a Latina, e di Alessandro Trasolini, sempre a Latina. Ai sei gli uomini della Digos, insieme ai commissariati di Cisterna e Terracina e ai colleghi della polizia postale di Latina, hanno sequestrato computer, supporti informatici e documenti cartacei. Pc e pen drive sono poi stati inviati alla Postale di Roma, che dovrà analizzarne il contenuto.
“Evidente – ha dichiarato in conferenza stampa il capo della Digos, Walter Dian – visto quel che scrivono e quel che postano, l’istigazione a commettere una serie di delitti”. L’indagine ruota infatti attorno al cosiddetto mandato di arresto popolare. I “Forconi”, ritenendo il Parlamento “abusivo” dopo la sentenza del 2014 sul Porcellum, sostengono che parlamentari, ministri e lo stesso Presidente della Repubblica debbano essere arrestati. Anche dai cittadini. Come hanno fatto loro a dicembre, a Roma, con l’onorevole Osvaldo Napoli. Hanno depositato tale documento presso commissariati e caserme dell’Arma in diversi centri italiani e rilanciato il messaggio su Facebook. “Un pericolo per l’incolumità pubblica”, ha aggiunto il capo della Digos.
Accuse, però, respinte dai “Forconi” in una conferenza stampa organizzata in un bar del lido di Latina, a cui hanno preso parte molti degli indagati, a partire dallo stesso Calvani.
“Già la Procura di Pescara, pochi giorni fa – ha dichiarato Calvani – ha fatto un’operazione analoga. Se la sentenza della Consulta è legale il Parlamento è legittimo e qualcuno deve dirci chi ha omesso di eseguire quella sentenza. Ci processino pure. Se abbiamo sbagliato è nella forma e non nella sostanza”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario del movimento, il generale dell’Arma in congedo Antonio Pappalardo. “Hanno perquisito 18 galantuomini – ha affermato l’ufficiale – padri di famiglia, persone oneste, agricoltori, dopo che loro avevano denunciato fatti realmente criminali e sono andato su tutte le furie. L’arresto di Napoli – ha proseguito – era una provocazione. Io ho appena denunciato al Ros un tentativo di colpo di Stato che, in base a quanto mi è stato riferito, nel 2013 avrebbe tentato il Movimento5Stelle. Se pensano di intimidirci noi non ci fermiamo. All’arresto di Napoli potrebbero seguirne altri. Ho parlato anche col procuratore Pignatone e gli ho detto che si deve dare da fare”.
Calvani ha poi puntato il dito contro altri politici: “Alemanno, Meloni e Storace hanno provato a impossessarsi del Movimento. I vertici dei 5 Stelle da anni mi fanno attacchi hacker”. Infine Pappalardo: “Abbiamo buoni rapporti con Trump e con personaggi di rilievo degli Emirati arabi. Trump mi ha chiesto di comporre un inno per l’America”.