Un soggetto pericoloso, che si era andato pian piano radicalizzando, che creava problemi attorno alla stessa moschea di Latina, che era stato in contatto con il terrorista autore della strage di Berlino di dicembre, Anis Amri, e che dopo la morte di quest’ultimo cercava vendetta per l’amico, caduto sotto i colpi della Polizia a Sesto San Giovanni, tanto che stava compiendo ricerche su internet relative ai due poliziotti protagonisti del conflitto a fuoco costato la vita all’attentatore.
Questo il quadro tracciato dagli inquirenti su Alhaabi Hisham, 37 anni, tunisino, residente con regolare permesso di soggiorno a Latina, dove, in un fabbricato a Borgo Montello, è stato bloccato dalla Polizia, che lo ha quindi accompagnato all’aeroporto di Fiumicino ed espulso, come ordinato dal ministro dell’interno Marco Minniti, essendo lo straniero ritenuto un pericolo per la sicurezza dello Stato.
Alhaabi Hisham a Latina aveva lavorato sia come bracciante agricolo che in qualche officina. Lavori sporadici. “Analizzando il suo reddito, alla luce della documentazione che ci ha trasmesso l’Agenzia delle entrate, abbiamo appurato che non aveva entrate sufficienti a poter vivere in Italia. Se non fosse stato preso il provvedimento dal ministro, l’avremmo comunque espulso per tale motivo”, ha precisato in conferenza stampa il primo dirigente Paola Pentassuia, a capo della Divisione polizia amministrativa e dell’immigrazione.
Il 37enne era un solitario, che aveva avuto contatti con Amri quando aveva dimorato per un periodo di tempo in provincia di Latina, a Campoverde, e poi anche dopo, quando il terrorista era ormai diretto a Berlino. Utilizzava uno smartphone, un pc e un tablet. E sempre più frequente, come appurato dalla polizia postale, era l’attività del tunisino sui social network, inneggiando all’Isis e alla Jihad. Dopo la morte dell’amico anche meditando vendette.
Materiale ora al vaglio degli investigatori, che si sono messi sulle tracce del 37enne essendo inserito tra i contatti presenti nella rubrica di Amri e inquadrando lo straniero all’interno delle indagini portate avanti sull’autore della strage di Berlino dalle Procure di Milano e Roma.
Alhaabi Hisham è poi risultato anche in contatto con un altro tunisino, espulso sempre su ordine del ministro nel marzo scorso, Triki Modamed Hachemi, residente a Borgo Grappa, sorpreso a distribuire materiale di propaganda jihadista fuori dalla moschea di Latina. Realtà quest’ultima con cui gli uomini del questore Giuseppe De Matteis hanno però allacciato ottimi rapporti, come con quella di Fondi, rette da imam marocchini, i primi a voler tenere a distanza eventuali facinorosi e teste calde, a partire da alcuni egiziani e tunisini che hanno mostrato a più riprese di volersi distaccare dall’Islam e strizzare l’occhio agli uomini del terrore. “Abbiamo appurato per Alhaabi Hisham una forma di radicalismo religioso espressa sul web”, ha aggiunto il capo della Digos di Latina, Walter Dian.
Dopo aver consentito allo straniero di prelevare poche centinaia di euro da un conto postale che aveva aperto, la Polizia lo ha così accompagnato alla frontiera per l’espulsione e dunque il rimpatrio in Tunisia, dove ad occuparsi di lui, indicato dall’Interpol come soggetto pericoloso, sarà la stessa polizia tunisina.
Sulle orme del 37enne si erano messi però, da qualche tempo, anche i servizi segreti, considerando anche che il tunisino aveva rapporti con elementi in odore di terrorismo presenti a Brescia e Milano, e le indagini sull’espulso e sui contatti di Amri in provincia di Latina proseguono.
Il territorio pontino è diventato infatti un’area su cui la Procura antiterrorismo sta prestando particolare attenzione, essendo particolarmente vicino a Roma. Una zona che gli esperti temono possa essere utilizzata come base per eventuali attacchi terroristici da sferrare nella capitale. Quelli che potrebbero essere compiuti dai cosiddetti cani sciolti. Abbastanza per non abbassare la guardia.