Il ricorso in appello davanti la Corte d’Assise di Roma è valso sostanziosi sconti di pena ai condannati per l’omicidio di “don” Patrizio Barlone, l’ex diacono e falso prete di Monte San Biagio massacrato nella sua abitazione nel cuore del paese il 9 febbraio del 2015.
Un colpo in casa che doveva filare liscio come l’olio ma che si risolse nel sangue, portando in primo grado, al termine del processo svoltosi con ricorso al rito abbreviato, a condanne esemplari: 20 anni di reclusione per l’imprenditore di Fondi Aldo Quadrino, considerato il mandante del delitto, e il napoletano Salvatore Sarallo; 30 anni a testa per gli esecutori materiali, Antonio Imperato, Salvatore Avola e Carmine Marasco, il primo di Ercolano, gli altri due di Torre del Greco; nel medesimo contesto, ma per il solo reato di rapina, 6 anni a Vincenza Avola.
Condanne come anticipato andate a ridursi in maniera sensibile col secondo grado di giudizio. In Appello, come deciso dai giudici capitolini mercoledì, 15 anni a Quadrino e Scarallo, 18 anni ciascuno per Salvatore Avola, Marasco e Imperato, cui si aggiungono i 10 anni – unica pena andata a lievitare – nei confronti di Vincenza Avola.
L’accusa aveva chiesto la conferma di tutte le condanne pronunciate in precedenza, con l’unica eccezione per la posizione di Vincenza Avola, per la quale erano stati chiesti 20 anni.