“Formia Connection”, slitta la sentenza d’appello

Sono trascorsi 13 anni dai fatti, dalle estorsioni che avrebbe subito una coop che lavorava per il Comune di Formia, ma ancora non è finita. Oggi, dopo la discussione delle parti e dopo essersi ritirati in camera di consiglio, i giudici della Corte d’Appello di Roma hanno disposto un rinvio dell’udienza per “Formia Connection”, specificando che mancano loro alcuni documenti necessari per prendere la decisione.

Nel 2004, a seguito delle indagini svolte dal commissariato di Formia, scattarono gli arresti di Angelo Bardellino, figlio di Ernesto e nipote di Antonio, il fondatore del clan dei Casalesi, da anni ormai stabilitosi nel Golfo, e di altri presunti autori di estorsioni ai danni della coop “Solidarietà sociale”. Un’operazione denominata appunto “Formia Connection”, in cui vennero ipotizzate anche minacce pesanti e pestaggi del presidente di quella cooperativa, Giovanni Cianciaruso.


La sentenza per gli imputati è però arrivata solo il 18 marzo 2011 e il Tribunale di Latina, oltre a disporre alcune assoluzioni, ha condannato Bardellino a 7 anni e 5 mesi di reclusione, Giovanni Luglio a 7 anni e 2 mesi, Franco D’Onorio De Meo a 6 anni e 11 mesi e Tommaso Desiato sempre a 6 anni e 11 mesi. Una sentenza impugnata dai quattro e ora approdata in appello.

Il procuratore generale ha chiesto così la conferma delle condanne, mentre la difesa, rappresentata tra gli altri dagli avvocati Mattia Aprea, Angelo Palmieri, Pasquale Cardillo Cupo e Mario Pellegrino, ha cercato di smontare le accuse. I giudici, però, dopo essersi ritirati in camera di consiglio, hanno deciso di rinviare la decisione all’udienza del prossimo 12 maggio, dovendo acquisire alcuni documenti. E il tempo intanto passa.