Estorsione per mettere le mani su un forno: tutti assolti

Il Tribunale di Latina

Tutti assolti. In parte nel merito e in parte per prescrizione. Si è concluso così il processo a Gianluca Tuma e ad altri due imputati, tutti già coinvolti nell’inchiesta “Don’t touch” sulla presunta associazione per delinquere messa in piedi dai rom a Latina.

Una sentenza emessa dal Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Pierfrancesco De Angelis, a distanza di ben sedici anni dai fatti. I carabinieri, indagando sul pestaggio del figlio di un fornaio, si convinsero che quell’aggressione fosse stata compiuta nel capoluogo pontino da Gianluca Tuma, nome storico della mala di Latina poi diventato imprenditore, per cercare di mettere le mani su un forno appunto. Ipotesi negata con forza da Tuma, il quale ha nel tempo cercato di dimostrare che non era affatto interessato all’attività e che aveva picchiato il figlio del fornaio ma per uno screzio che nulla aveva a che vedere con ipotesi estorsive. Gli inquirenti, però, ritennero che quell’episodio fosse stato appunto un tentativo di estorsione e che vi fossero coinvolti anche due amici di Tuma, Gino Grenga e Giampiero Di Pofi.


Al termine dell’istruttoria, in cui invano era stata chiesta anche una rogatoria in Belgio per poter esaminare un testimone, il pm ha chiesto una condanna a quattro anni per Tuma relativamente all’ipotesi estorsiva, l’assoluzione per gli altri e di dichiarare l’intervenuta prescrizione in merito al reato di lesioni. Accogliendo le tesi difensive sull’assenza di prove circa il tentativo di estorsione, sostenute dagli avvocati Gaetano Marino, Leone Zeppieri e Angelo Palmieri, il Tribunale ha però disposto il proscioglimento dalle lesioni per intervenuta prescrizione e assolto anche Tuma dall’accusa di estorsione. Una vicenda chiusa appunto a distanza di ben sedici anni dai fatti.