
Sentenza esemplare per Antonio Fragione, il 34enne che il 14 marzo scorso a Fondi massacrò con circa 30 coltellate l’anziano prozio Vincenzo Zuena per poi derubarlo di soldi e gioielli: è andato incontro all’ergastolo.
Una decisione giunta nel pomeriggio di oggi, lunedì, al termine del processo tenutosi dinanzi la Corte d’Assise di Latina, nell’occasione presieduta dal giudice Nicola Iansiti.
A niente sono valse la confessione post arresto, la scelta del rito abbreviato per ottenere uno sconto di pena e la linea difensiva, improntata sulla parziale incapacità di intendere e di volere al momento dell’efferato delitto, con l’imputato, tossicodipendente, che peraltro un’ora prima del raid in casa del pensionato trucidato, mentre era in viaggio in treno da Napoli, aveva assunto cocaina ed eroina.

Nel corso dell’udienza odierna Fragione è anche tornato a fornire dichiarazioni spontanee, chiedendo perdono ai familiari di Zuena, e ribadendo in lacrime di non essersi ancora reso conto dell’atrocità commessa.
Una volta sul piatto della bilancia, pur riconosciute, le attenuanti generiche – definite “sub-valenti” – non hanno però retto al confronto con le aggravanti. Ben quattro, dai futili motivi alla particolare crudeltà, passando per la premeditazione e l’età avanzata della vittima, originaria di Sperlonga ed ammazzata a 79 anni da quel ragazzo che aveva visto crescere. Da qui, l’ergastolo.
Dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Arcangelo Peppe, confidano comunque in un prossimo ricorso in appello davanti la Corte d’Assise di Roma.
Muratore sposato e con due figli piccoli, sparito di casa nei giorni precedenti il delitto per trovare rifugio in Campania, Fragione era ricomparso per qualche ora a Fondi giusto il giorno dell’omicidio. Un massacro a domicilio: bypassato uno sciopero dei treni e salito su un taxi a Formia, lo stesso in seguito utilizzato per la fuga, si era presentato alla porta del parente, in via Madonna delle Grazie, armato di un coltello reperito con una scusa in un bar nelle vicinanze.