‘I due compleanni e una città’ di Alessandro Petruccelli

Da anni affermo che la Poesia non appartiene ai letterati e non risiede certo nei salotti mondani. Vi starete chiedendo cosa c’entri in questo caso e per quale motivo mi sia preso la briga di scomodarla. Nulla di così trascendentale. Mi fa però enormemente piacere che sia toccato proprio a un insegnante (anche se in pensione) suffragare la mia teoria… Già. Perché il Petruccelli con la sua scrittura semplice e discorsiva (a tratti minimale) e le splendide descrizioni bucoliche, fa vibrare certe corde che pensavamo restie a compiere il proprio dovere. due-compleanni-e-una-citta

Un volume che racchiude il meglio della nostra razza e che a ogni passo ci ricorda di quanto poetica possa ritenersi quest’appartenenza, anche se nella maggior parte dei casi fingiamo (per timore di essere messi alla berlina? Per una pessima abitudine?) che siano le cose materiali a scandire il ritmo frenetico dell’esistenza… L’autore fa continui riferimenti a due maniere ben distinte e separate di condurre per il mondo la propria persona, frutto di un trasferimento dalla campagna alla città, ma a un certo punto sembra voglia a tutti i costi rendere partecipe l’utenza (il termine l’ho scelto appositamente e vi assicuro che non ha nulla d’inappropriato) su una terza chiave di lettura, altrettanto affascinante. Alessandro Petruccelli ci svela il segreto “dell’uomo che vive tra due sponde”. Per non smarrire il sentiero della genuinità, nonostante il bagaglio culturale acquisito con sacrificio e fatica, nonostante le esperienze vissute in prima persona, nonostante il tampinare senza sosta di una certa inadeguatezza, nonostante i pessimi esempi in agguato a ogni angolo di strada, il professore cosa fa? Si pone sullo stesso piano di ogni cosa o persona e – pazientemente – aspetta che prendano a comunicargli… Di tutto: dal disagio, all’amore. In modo che poi egli – una volta ascoltato e assorbito – possa a sua volta comunicare al prossimo di quelle sensazioni, di quelle percezioni…


Un libro notevole che a distanza di tanti anni (la prima edizione risale nientemeno che al 1985) appare ancora fresco, come una pagnotta appena tirata fuori da un forno rigorosamente a legna. Un libro d’impatto che – sono certo – continuerà a infondere curiosità, purezza e buoni sentimenti nelle generazioni a venire, figlie – non dimentichiamolo – di questa nostra era cibernetica traboccante cicli e ricicli a cielo aperto…