Sperlonga, sequestro a Bazzano: “no” della Cassazione anche al ricorso bis del Comune

Anche il ricorso bis del Comune di Sperlonga è stato rispedito al mittente dalla Cassazione. E l’area di Bazzano continua dunque a rimanere sotto sigilli, apposti l’ultima volta nell’agosto del 2013 per presunte irregolarità nella procedura di esproprio.

Solo l’ennesimo tassello di un’intricata guerra di carte bollate tra pubblico e privato che, ormai da anni, ha preso le mosse dai terreni vista mare che l’amministrazione locale aveva individuato per dare vita a un parcheggio. Un parcheggio che a suo tempo erano intenzionati a fare i privati titolari dell’area in questione, la famiglia Del Vecchio, salvo andare incontro al contestato “no” del Comune, che portò alla prima tranche della battaglia legale. Seguita dalla seconda e più importante, legata alla successiva decisione dell’ente di procedere all’esproprio di parte dei terreni dei Del Vecchio per localizzarvi un’area soste pubblica da circa duecento posti macchina: procedure d’immissione in possesso finite sotto la lente d’ingrandimento dell’autorità giudiziaria, portando a un primo sequestro dei lotti interessati nell’agosto del 2011, poi revocato nel 2013 ma bissato il mese seguente. Ed appunto ancora attuale, con tanto di doppio verdetto degli ermellini.


I giudici della Cassazione si erano già espressi rispetto ai sigilli nel “parcheggio che non c’è” ad ottobre 2015, bocciando il ricorso del Comune soprattutto tenendo conto degli strascichi penali che per gli espropri avevano portato al rinvio a giudizio dell’assessore all’Ambiente Joseph Maric, dell’allora delegato all’Urbanistica Toni De Simone e del responsabile dell’epoca dell’Ufficio tecnico Massimo Pacini. Nei giorni scorsi, come anticipato in apertura, l’ultima pronuncia della Suprema Corte. Dall’amministrazione comunale, assistita dall’avvocato Corrado De Simone, avevano impugnato la decisione di ottobre 2015 degli ermellini presentando ricorso straordinario per “errore materiale o di fatto”, ma sono andati incontro a una sorta di stroncatura. “(…) Il ricorso in esame non è ammissibile – scrivono dalla Cassazione – dal momento che investe una pronuncia di illegittimità, che non ha reso irrevocabile una sentenza di condanna, ma si è pronunciata su un’ordinanza del Tribunale del riesame di Latina dichiarando l’inammissibilità dei ricorsi proposti, ivi compreso quello dell’amministrazione comunale”. Da qui, una sostenuta inammissibilità del ricorso per “colpa del ricorrente”, con conseguente condanna dell’ente locale al pagamento delle spese processuali e di 2mila euro in favore della Cassa delle ammende.

A margine della sentenza, dalla famiglia Del Vecchio, i cui interessi sono tutelati dall’avvocato Francesco Di Ciollo, hanno reso noto di aver avviato i carteggi per presentare un esposto alla Corte dei conti per danno erariale: troppi, a loro dire, i soldi della collettività spesi dall’amministrazione nella battaglia legale, tappa più recente compresa.