L’inchiesta che ha portato all’arresto di un presunto caporale a Sabaudia è ritenuta dagli inquirenti particolarmente importante essendo stato rotto, per la prima volta, il muro di omertà che caratterizza la folta comunità dei braccianti indiani, spesso sfruttati senza riuscire a trovare il coraggio di denunciare la loro situazione. E in seconda battuta la stessa indagine è ritenuta rilevante avendo messo in luce una forma di caporalato definito etnico, con indiani che sfruttano altri indiani. Due elementi messi in risalto nella conferenza stampa svoltasi in Procura dopo l’esecuzione della misura cautelare.
“La potenzialità di sfruttamento di questi lavoratori – ha dichiarato il procuratore capo Andrea De Gasperis – era emersa già da tempo, ma in maniera evanescente. Uno sbocco oggi c’è stato ed è stata superata la grande difficoltà investigativa su quella che possiamo definire omertà. I soggetti potenzialmente sfruttati hanno parlato”. E ha aggiunto: “Con la nuova legge sul caporalato, non ancora entrata in vigore, risponderà anche il responsabile dell’azienda agricola di tali situazioni. Oggi ci siamo dovuti fermare al caporale”. “Questa – ha aggiunto il sostituto procuratore Gregorio Capasso – è solo la punta dell’iceberg. Le indagini sono in corso. Sono stati individuati anche soggetti completamente irregolari, quelli più deboli”. A descrivere il “sistema” sono poi stati il capo della Digos, Walter Dian, e il comandante del Nucleo investigativo provinciale dei carabinieri, il maggiore Paolo Befera. Il comandante del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Latina, il maresciallo Stefano Macrì, ha invece illustrato l’attività svolta dai suoi uomini dall’inizio dell’anno: 48 aziende controllate, 19 trovate con irregolarità, sentiti 385 lavoratori, 68 risultati completamente in nero, di cui 24 clandestini, ed elevate sanzioni amministrative per 96.300 euro.
Sulla vicenda, sviluppatasi dopo l’ispezione compiuta il 24 maggio scorso nell’azienda Centro Lazio di Sabaudia da parte della commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro, è intervenuta inoltre la presidente della commissione, la senatrice Camilla Fabbri. “Le operazioni anti-caporalato di oggi – ha ricordato appunto la senatrice – nascono dall’attività ispettiva promossa dalla nostra Commissione il 24 maggio presso l’azienda Centro Lazio. Si comprende, dunque, la nostra soddisfazione. Nel corso dell’ispezione di maggio – realizzata grazie all’ausilio dei carabinieri del comando provinciale di Latina, del comando carabinieri tutela della salute-Nas e dei carabinieri del comando tutela lavoro, in coordinamento con la Procura della Repubblica – avevamo individuato una serie di irregolarità in merito alle condizioni di salute e lavoro dei dipendenti, in maggioranza indiani, ed avevamo raccolto le loro denunce riguardo alle remunerazioni e agli orari di occupazione, come scritto nella nostra relazione. Dai racconti, emergeva anche un profilo preoccupante di caporalato etnico all’interno dell’azienda. La soddisfazione, poi, è ancora maggiore tenendo conto del fatto che le operazioni odierne avvengono a pochi giorni dall’approvazione della legge di contrasto al caporalato, che entrerà in vigore nelle prossime settimane e che consentirà, in futuro, un rafforzamento del meccanismo di repressione.
Una legge che estende l’incriminazione per il reato di intermediazione di manodopera e sfruttamento anche a chi assume o impiega manodopera reclutata attraverso i caporali, responsabilizzando le aziende e favorendo le imprese sane. I controlli e le indagini, insieme a questa nuova normativa, possono essere gli strumenti utili a sradicare definitivamente un fenomeno inaccettabile, che umilia i lavoratori e le aziende corrette, rappresentando un ritorno ad un passato ottocentesco inaccettabile, perché fatto di schiavitù e sfruttamento, come è appunto il caporalato”.
A PAGINA 2 L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE PRESENTATA DALL’ONOREVOLE IANNUZZI E UNA NOTA DELL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO SUI LEGAMI TRA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E ORTOFRUTTA STRANIERI