“Non dire niente o ti sgozzo”, i carabinieri arrestano l’ex compagno

“Aiutatemi, aiutatemi, portatelo via, mettetegli le manette. Sono stata violentata tutta la notte e mi ha menato”. Queste le parole urlate mercoledì mattina da un’ecuadoregna mentre i carabinieri aprivano la porta della sua abitazione, a Latina Scalo, dove ha riferito di essere stata sequestrata dall’ex compagno e stuprata. E con l’accusa di violenza sessuale, sequestro di persona e maltrattamenti il 35enne tunisino Hosni Hamza è stato arrestato e messo in carcere.

Una vicenda su cui è stato mantenuto riserbo da parte degli investigatori dell’Arma. A dare l’allarme è stata la figlia della presunta vittima, non riuscendo ad avere notizie della madre e insospettita dal fatto che il tunisino aveva riferito a lei e agli altri parenti che la donna si era dovuta recare all’improvviso a Roma. La presunta vittima ha raccontato ai carabinieri di aver rotto da qualche tempo la relazione con il 35enne, essendo stata più volte maltrattata, ma di avergli continuato a dare ospitalità, non avendo Hamza un’abitazione dove poter vivere. L’ecuadoregna ha poi specificato che già il 14 ottobre era stata schiaffeggiata dal tunisino, che le aveva anche sputato in faccia e l’aveva costretta a subire un rapporto sessuale, vicenda che non aveva denunciato temendo ritorsioni anche sulla figlia. Poi, però, mercoledì scorso, rientrando a casa ubriaco, il 35enne, stando al racconto della donna, l’aveva aggredita, le aveva strappato i vestiti di dosso e l’aveva stuprata, prendendola anche alla gola e minacciandola con delle forbici.


“Tu da qui non esci per due giorni e dici alle tue sorelle che non vai a lavorare e che stai a Roma”, le avrebbe detto. La presunta vittima ha inoltre aggiunto che, all’arrivo dei carabinieri, l’ex compagno avrebbe sibilato: “Non dire niente o ti sgozzo”. Trovati i vestiti strappati e le forbici in camera da letto e riscontrati dai medici segni di violenza sulla donna, Hamza è stato arrestato e, al termine dell’interrogatorio, il gip Giuseppe Cario ha disposto per lui la misura della custodia cautelare in carcere. Difeso dall’avvocato Aurelio Cannatelli, l’uomo ha sostenuto di non aver fatto nulla di male alla donna e che la denuncia era solo una ripicca di quest’ultima dopo aver saputo che lui sarebbe andato a lavorare in Svizzera, dove aveva trovato un impiego per fare le pulizie in un ristorante. Una versione dei fatti non ritenuta credibile dal giudice, che ha accolto la richiesta di mettere in carcere il 35enne, formulata dal pm Claudio De Lazzaro.