
Ancora un capitolo nella querelle dell’affondamento lo scorso 19 aprile, a largo di Baia Domizia, del “Rosinella” il peschereccio partito dal Molo Azzurra di Formia e inabissatosi a 62 metri di profondità con tutti e tre i membri dell’equipaggio, il comandante Giulio Oliviero e i marittimi di nazionalità tunisina, Khalifa e Saipeddine Sassi, padre e figlio di 60 e 25 anni. L’avvocato Antonio Crisci, in qualità di legale di parte civile dell’armatrice della “Rosinella”, la moglie di Oliviero, ha inviato una lettera alla Capitaneria di porto per ottenere le necessarie autorizzazioni per svolgere le operazioni di recupero del natante a favore delle quali la Giunta regionale della Campania ha deliberato un contributo “ad hoc” di 73mila euro dopo i diversi tentativi effettuati dalle unità specializzate della Marina Militare e della stessa Capitaneria.
La società incaricata del recupero del natante, proveniente dal nord Italia, dovrà rispettare un protocollo di sicurezza ed operare nel momento in cui le condizioni meteo-marine lo permetteranno. La moglie armatrice del comandante Oliviero, inoltre, ha chiesto che alle fasi recupero del “Rosinella” siano presenti il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore di Cassino Francesco Cerullo, e il suo perito di fiducia, Giovanni Di Russo. L’obiettivo di queste delicate operazioni è duplice: dare una sepoltura, a distanza di cinque mesi, al comandante Oliviero – l’unico dell’equipaggio rimasto incastrato all’interno del peschereccio e ufficialmente ancora disperso – e individuare, in vista del probabile svolgimento del processo penale, la causa o le cause che hanno provocato il naufragio della paranza e la morte di tre persone.
Che sia stato un incidente improvviso lo si evince dal contenuto delle immagini subacquee effettuate dagli operatori della Capitaneria di Gaeta per conto della Procura: innanzitutto l’orologio della cucina del Rosinella ha “cristallizzato” l’orario dell’incidente, l’archetto di pesca in acciaio della barca è stato trovato piegato e uno dei due marittimi tunisini deceduti – che sicuramente dormiva prima dell’affondamento – è stato trovato con i pantaloni indossati al contrario …Voleva mettersi al sicuro ma non ne ha avuto tempo … A cinque mesi dall’affondamento del “Rosinella”, inoltre, sono diversi gli interrogativi che pone l’avvocato Crisci in versione pubblico ministero: a che ora esatta il Rosinella la sera del 19 aprile lasciò il porto di Formia? E’ vero che la mattina successiva all’affondamento due navi in fretta lasciarono il porto di Gaeta? E quale fu il traffico navale quella notte tra il mare del sud-pontino ed il Golfo di Napoli? Il Rosinella affondò mentre era proveniente o di ritorno a Formia? E come affondò, di prua o di poppa? Il recupero della paranza e dei resti del comandante Oliviero potrà ora contribuire a risolverli …