Rifondazione: beni archeologici formiani privatizzati, i conti non tornano

Gennaro Varriale, segretario di Rifondazione Comunista a Formia
Gennaro Varriale, segretario di Rifondazione Comunista a Formia

Verrà selezionata un’agenzia di vendita oppure sarà possibile acquistarli direttamente all’ingresso del sito archeologico? Insomma siamo solo all’inizio di quello che è stato venduto per essere il piano di valorizzazione dell’immenso patrimonio archeologico della nostra città, ma di fatto si trasforma nell’espropriazione degli stessi ai danni dell’intera collettività.

Una forma di privatizzazione che di fatto si trasforma in beffa, visto che – in questi anni – non abbiamo lesinato investimenti pubblici, trascurando invece interventi ben più importanti, quali ad esempio il sostegno alle fasce più bisognose, una vera e propria emergenza sociale soprattutto a causa del dilagare della povertà, figlia delle politiche economiche dei governi dei banchieri. Abbiamo speso oltre un milione di euro per la “valorizzazione e il recupero area archeologica Caposele”; altri 500mila euro per la “Valorizzazione siti archeologici – Criptoportici Piazza della Vittoria e Via Sarinola”. Dati che abbiamo recuperato dalla rendicontazione del programma P.L.U.S. “Appia Via del Mare”.


E poi i tanti milioni di euro spesi per il recupero del restante e quelli che si stanno spendendo per riportare alla luce l’anfiteatro romano, ubicato nell’area sottostante la stazione ferroviaria, oppure il finanziamento per la riqualificazione e l’illuminazione della Peschiera Romana posta nel tratto di mare prospiciente la Villa Comunale in via Vitruvio e visibile a pelo d’acqua in condizioni di bassa mare. Lo stesso dicasi per la tanto sbandierata – nonché iperpubblicizzata – cessione al Comune di Formia – da parte della famiglia del senatore democratico Ranucci – di un terreno attiguo alle Mura di Nerva su cui insistono importantissimi reperti risalenti ad epoche diverse, comprese in un arco temporale amplissimo che dal V secolo a.C. arriva fino al Medio Evo.

Probabilmente la verità è che il senatore democratico non aveva voglia di spendere i soldi per mettere in sicurezza il bene e ha preferito disfarsene regalandolo al comune di Formia, così che i lavori graveranno sulle spalle di noi cittadini. A completare l’opera la pubblicazione sull’albo pretorio online “dell’avviso per manifestazione d’interesse a presentare offerte per l’affidamento del servizio di guida turistica dei siti archeologici del territorio comunale”, che ha creato così tante polemiche. E tutto questo con la promessa di fare arrivare dalle nostre parti migliaia di turisti alla ricerca di un’occasione per rifarsi gli occhi e in cambio di tutto questo “ben di dio” porteranno così tanto denaro da ravvivare l’economia della nostra città, ormai agonizzante.

Un sogno che rimarrà tale visti i risultati ottenuti in questi tre anni di giunta Bartalomeo. Di una cosa siamo però sicuri è cioè che alla fine – come al solito – i conti non torneranno. Della serie: cornuti e mazziati”.