Al via il processo alla cosiddetta cricca di Ponza. Il Tribunale di Latina ha fatto un calendario delle udienze e previsto la discussione per i 31 imputati entro il 24 maggio dell’anno prossimo. Si tornerà in aula il 21 settembre per affidare a un perito l’incarico di trascrivere le intercettazioni telefoniche e poi il 16 marzo, per iniziare l’esame dei testimoni.

GLI IMPUTATI – Imputati così proprio Porzio, gli ex assessori Daniele Vitiello, Silverio Capone, Mario Pesce, Carlo Marcone, Gaetano Feola, Francesco Schiano, Lucia Anna Vitiello, Ettore Di Meglio e Giuseppe Mazzella, l’ex segretario comunale Pasqualino De Tata, il responsabile del servizio finanziario comunale Fausto Balzano, i dipendenti comunali Antonio Centineo, Antonino Feola e Pompeo Scotti, i tecnici Rodolfo Violo e Paolo Morelli, il geologo Gaspare Morgante, gli imprenditori Pietro Iozzi, al vertice del gruppo Fatrium Finema spa, Giovanni Cersosimo, Luca Mazzella, cugino di Iozzi e dell’assessore Capone, Gianni Beniamino ed Emanuele Fatone, Gabriele e Silvio Lieto, Pietro Merluzzi, Vito Di Scala, Paolo Fea, Luigino Staccone, Ida Mastangelo, e il factotum Antonio Avellino.

LE ACCUSE – Per gli inquirenti, l’associazione per delinquere sarebbe stata finalizzata al falso, alla turbativa d’asta, all’abuso d’ufficio e ad altri reati, con al vertice l’ex sindaco Porzio, che avrebbe conferito “una impronta illecita alla intera attività amministrativa comunale, creando un sistema illecito di affidamento delle gare pubbliche bandite dall’amministrazione a imprese riconducibili a soggetti parte dell’associazione stessa o comunque ad essi vicine”.

PRESSIONI PER LA RIMOZIONE DI UN CARABINIERE SCOMODO -L’imputato avrebbe poi dato vita una rete di complicità, coinvolgendo politici locali e impiegati comunali, si sarebbe avvalso dei contatti con la politica nazionale, per ottenere ingenti finanziamenti pubblici che andavano poi a ditte individuate su basi clientelari, fino a cercare di far rimuovere il comandante della stazione isolana dell’Arma che stava indagando su quel sistema di affari. Illeciti a catena dunque, andati avanti dal 2006 al 17 settembre 2011, il giorno degli arresti.

LE ALTRE ACCUSE – Ipotizzati, sempre dall’accusa, i reati di falso sui bilanci comunali, tra il 2007 e il 2011, di turbativa d’asta sull’appalto per la nuova rete di illuminazione del porto, con tanto di falso, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni della Regione, di turbativa d’asta per la gara da 25mila euro sui climatizzatori da installare negli uffici comunali, per quella sul controllo idrogeologico del territorio, per quella sull’acquisto di due natanti, di boe segnaletiche, per il depuratore, le fogne, per la manutenzione degli edifici pubblici e dell’illuminazione pubblica, sulla consulenza per un progetto rischio idrogeologico per la collina Belvedere, sulla riscossione Ici e Tarsu, e anche per l’eliminazione del pericolo frane a Chiaia di Luna, gara da ben due milioni di euro, e di abusi edilizi compiuti grazie ad abusi d’ufficio.

L’ex sindaco avrebbe anche abusato dei suoi poteri, per rilasciare autorizzazioni per attività di noleggio, attrezzature da spiaggia e somministrazione bibite e bevande, e non bloccando le attività non autorizzate, a Frontone, di Mauro Turco, Claudio Primini, Rita De Maio e Vincenzo Auletta. E sempre l’ex primo cittadino, insieme al geometra comunale Pompeo Scotti, si sarebbe reso responsabile di concussione, facendosi dare denaro da una commerciante per lasciare aperta la sua attività.

E la stessa ipotesi di reato è stata formulata per il sindaco e per Antonio Avellino, ritenuto un factotum di Porzio, facendo pagare da Turco e Primini alla Pro Loco 2.500 euro per ognuna delle 12 feste organizzate a Frontone e cinquemila euro al parroco, dicendo: “O vuliti capì che se vuliti faticà vata a mette a disposizione, anche pecché non tiniti niente a livello e licenze”. Il Comune, ora retto dal sindaco Piero Vigorelli, si è costituito parte civile.