Don’t Touch, dai domiciliari all’obbligo di firma per il poliziotto coinvolto nell’associazione a delinquere

Arresti domiciliari revocati a Carlo Ninnolino. Accogliendo l’istanza degli avvocati Silvia Siciliano e Giovanni Russo, il giudice Laura Matilde Campoli ha modificato per il poliziotto coinvolto in “Don’t touch” la misura, ritenendo sufficiente il solo obbligo di firma.

Ninnolino è stato ritenuto dagli inquirenti parte di un’associazione per delinquere impegnata nell’usura e nelle estorsioni, con ampia disponibilità di armi, facile ricorso alla violenza e capacità di fare affari con intestazioni fittizie di beni, ed è stato condannato dal giudice Campoli a 3 anni e mezzo di reclusione.


Per il giudice il poliziotto, all’epoca dei fatti uno degli investigatori della squadra mobile, era il “messaggero di informazioni all’esterno, al fine di ottenere un ingiusto profitto patrimoniale”. “Oltre ogni ragionevole dubbio”, per il gup, Ninnolino avrebbe “in modo reiterato, sistematico e regolare, rivelato e utilizzato notizie che dovevano rimanere segrete”. Notizie che sarebbero state “fondamentali per la sopravvivenza del gruppo al quale in tal modo partecipa”, “condividendone le finalità illecite”. “Ha offeso e svilito la sua funzione – ha sostenuto il giudice nelle motivazioni della sentenza – asservendola ai loschi traffici della consorteria criminale”. Gli avvocati Siciliano e Russo stanno ora preparando il ricorso alla Corte d’Appello di Roma.