Truffa all’Ue con l’ortofrutta dei poveri: giudizio immediato per i pontini arrestati

Niente udienza preliminare, per i tre pontini finiti in manette il 2 febbraio nell’ambito della maxi-inchiesta su una truffa milionaria all’Unione Europea perpetrata su buona parte del territorio nazionale con tonnellate di ortofrutta destinate (solo teoricamente, secondo gli inquirenti) ai poveri. Per il 51enne Alfonso Cioffi, titolare di una ditta all’esterno del Mof, il 24enne figlio Domenico e il 44enne Giampaolo D’Angelis, i primi due d’origine salernitana ma residenti a Fondi, l’altro nativo di Formia e residente tra Itri e il Nord Italia, il giudice per le indagini preliminari di Lodi ha infatti emesso il decreto di giudizio immediato, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Sara Mantovani.

A breve, la notifica agli interessati. Solo uno nel frattempo tornato in libertà. Si tratta di Domenico Cioffi, agli arresti domiciliari fino a mercoledì e quindi a piede libero con il solo obbligo di firma. Ad assisterlo l’avvocato Enzo Biasillo, legale anche del padre Alfonso, attualmente ristretto nella casa circondariale di Lodi: vi era stato trasferito sul finire di maggio da quella di Latina, convocato nel capoluogo lombardo per un interrogatorio poi mai effettivamente avvenuto. Considerando la conclusione delle indagini e l’affievolimento del pericolo di inquinamento delle prove, è dietro l’angolo una richiesta di sostituzione della misura restrittiva volta all’ottenimento dei domiciliari. Il terzo arrestato pontino, D’Angelis, assistito dall’avvocato Enrico Cellini, da febbraio si trova invece ristretto nel carcere di Cassino. Per tutti gli altri coinvolti nell’inchiesta indagati a piede libero, tra cui un quarto residente in Provincia, il 37enne di Fondi A.P., largo al rito ordinario.


La presunta frode sull’ortofrutta prendeva le mosse dai fondi europei ricevuti da agricoltori e coltivatori per indirizzare gratis il raccolto in eccedenza a enti benefici, dalla Caritas alla Croce Rossa, passando per i banchi alimentari. Le donazioni venivano raccolte dalla “Sei per Secu”, onlus lodigiana che però inviava alle associazioni benefiche e di volontariato solo una minima parte del dovuto. Documentazione alterata, merce con le targhette cambiate e quindi immessa normalmente in vendita sul mercato grazie a distributori”compiacenti. Per un giro quantificato in oltre 4 milioni d’euro complessivi, e che secondo le risultanze investigative avrebbe visto i pontini parte integrante, chi mettendo a disposizione la propria attività, chi la propria opera di mediazione.