Nel frattempo anche Sinistra Italiana di Minturno, attraverso l’ex candidato sindaco Francesco Valerio, invia una vera e propria missiva a una serie di enti fino al ministero dell’ambiente per chiedere di fornire risposte finalmnente chiare sull’ecosistema del Golfo e gli impatti ambientali delle attività ad esso connesse.
Al Ministro dell’Ambiente del Territorio e del Mare
segreteria.capogab@pec.minambiente.it
Al Presidente della Regione Lazio
presidente@regione.lazio.it
Assessore ambiente
Assessore.buschini@regione.lazio.it
Direzione regionale ambiente e sistemi naturali
direzioneambiente@regione.lazio.it
Al sindaco del Comune di Gaeta
sindaco@comune.gaeta.lt.it
Al Sindaco del Comune di Formia
protocollo@pec.cittadiformia.it
Al Sindaco del Comune di Minturno
minturno@legalmail.it
Alla Capitaneria di Porto di Gaeta
cp-gaeta@pec.mit.gov.it
ARPA LAZIO
sezione.latina@arpalazio.legalmailpa.it
A.T.O. N.4
segreteria@pec.ato4latina.it
Acqualatina
acqualatina@pec.acqualatina.it

Oggetto: Inquinamento Golfo di Gaeta.
Il sottoscritto Valerio Francesco, nato a Minturno il 15 Gennaio 1951. Nella qualità di primo firmatario della petizione sottoscritta da 856 cittadini di Minturno il cui testo si allega alla presente.
Premesso che:
1) In data 3 febbraio 2016 i cittadini del comune di Minturno hanno avviato una petizione (in Allegato Petizione Mitilicoltura) per chiedere al Presidente della Regione Lazio l’estensione dell’area sensibile individuata con delibera regionale 19 febbraio 2010, n. 116 (vedi mappa di sintesi Allegato2) a tutto il Golfo di Gaeta, ovvero da Monte Orlando fino alla foce del Garigliano;
2) la sopracitata richiesta scaturisce anche dal fatto che tutti gli impianti di acquacoltura devono essere collocati fuori l’area sensibile individuata dalla DGL 116/2010 e che gli inquinanti prodotti da tali impianti non devono rientrare nella sopracitata area sensibile e di conseguenza non possono che essere diffusi verso la parte sud del Golfo, ovvero verso il litorale di Scauri e Marina di Minturno (escluso dall’area sensibile), come dimostra sia lo studio decennale dell’inquinamento associato anche alle correnti fatto dell’ARPA Lazio, sia l’esperienza ormai storicizzata dei cittadini del litorale minturnese che assistono quasi quotidianamente all’arrivo di “ondate” inquinanti trasportate dalle correnti provenienti da Formia e Gaeta e che impedisce la balneazione. In sostanza le correnti del Golfo, salvo casi di piena del Garigliano confluiscono naturalmente verso il litorale di Scauri e Marina portando con se ogni tipo di inquinanti (si veda anche lo studio della Regione Lazio relativo all’erosione delle coste);

3) si è reso necessario uno studio approfondito delle sorgenti inquinanti auspicato dalla stessa ARPA Lazio che veniva commissionato dalla Provincia all’Università di Roma (noto come SAMOBIS) i cui risultati non sono ancora stati pubblicati sebbene lo studio si sia concluso da qualche anno. Nasce il dubbio che “qualcosa di marcio vi sia in Danimarca”;
4) i cittadini del Comune di Minturo ancor più preoccupati dal fatto che è in itinere, il rilascio di una concessione per un impianto di mitilicoltura alla ditta Marea di Bacoli fuori l’area sensibile ma davanti a Monte d’Oro, ovvero con la garanzia che eventuali inquinanti prodotti non rientrino nell’area sensibile individuata ma, al tempo stesso, con la certezza che gli inquinanti prodotti saranno trasportati dalle correnti sulla costa di Scauri e Marina di Minturno (cosa che accadrebbe per la generalità degli impianti di acquacoltura da ricollocare fuori l’area sensibile) hanno avviato la sopracitata e allegata petizione;
Considerato inoltre che:
1) nel definire l’area sensibile non si è tenuto conto che vengono lasciate fuori tale area le acque costiere del monte di Scauri compreso nel parco suburbano di Gianola e Monte di Scauri, ora parco della Rivira di Ulisse (vedi mappa allegata);

2) resta fuori da tale area l’oasi marina del wwf a cui si aggiunge tutto il tratto di mare antistante monte di Scauri individuato come area di reperimento per la realizzazione di una riserva marina già dalla legge 394/91 (vedi mappa di sintesi Allegato 2);
3) non si tiene conto nell’autorizzare l’impianto di mitilicoltura la sua vicinanza al diffusore della condotta marina che immette nel Golfo le “acque” dell’impianto di prima depurazione realizzato nella zona nota come ex Enaoli di Formia, indicato come tale nel parere espresso dal C.T.C.R., seconda sezione, del 5/9/1988. Nel medesimo parere, inoltre, si individuano come fonti di immissione in mare:
- a) la condotta dello scarico in mare della zona industriale tra Formia e Gaeta nota come Monte Conca Nord, utilizzata anche dal Comune di Itri per le acque di uscita del proprio “depuratore” e di quello di Gaeta Capoluogo;
- b) alla data del sopracitato parere Formia immetteva in mare direttamente una fognatura in località Cacone e non è dato di sapere allo scrivente lo stato di tale immissione fognaria;
- c) il depuratore della zona industriale di Penitro che utilizza la medesima condotta del “depuratore” in zona ex-Enaoli, già citato;
4) nessuno degli impianti sopracitati ha garantito che gli inquinanti, anche biologici, siano immessi dalle relative condotte in una zona di mare tale da essere portati dalle correnti al largo e non verso la costa, come è storicizzato sia dall’esperienza, sia dal rapporto decennale dell’ARPA Lazio sia dalla constatazione che l’inquinamento lungo la costa è andato aumentando nel tempo tanto da far nascere la necessità dello studio sulle fonti di inquinamento, studio noto come SAMOBIS i cui risultati non sono ancora pubblicat sia, infine, che le acque del Golfo di Gaeta sono a lento ricambio e, quindi, le condotte devono necessariamente avere i diffusori più a largo e a maggiore profondità. La medesima osservazione vale per gli impianti di acquacoltura.
5) La condotta sottomarina relativa alla depurazione primaria dell’ex Enaoli, riportata in mappa (vedi Allegato2) non è segnalata, anzi non risulta nel “portolano” relativo alla costa tirrenica, nonostante il C.T.C.R nel voto del 15/10/1990 dichiari la presenza di un “sistema di difesa dal pericolo di danni per reti a strascico del diffusore e del tratto terminale della condotta sottomarina costituito da sbarramento con cavi di acciaio (16-222 fili), ancorati a massi di calcestruzzo da 1700 mc circa, sostenuti in tensione da boette in pead riempite di poliuretano” e “boa luminosa a miraggio radar per segnalazione marittima della posizione del diffusore finale ancorata a corpo morto in calcestruzzo da mc.1700 circa” e, ancora, “impianto di protezione catodica a corrente impressa contro la corrosione della condotta sottomarina”. Nessuna di queste segnalazioni di sicurezza risulta essere in funzione e dopo quasi un trentennio la testimonianza dei pescatori e dei sub attesta che la condotta risulta anche danneggiata lungo il suo percorso. In ogni caso non risultano agli atti della Capitaneria e del Comune di Formia comunicazioni inerenti la manutenzione della condotta. Nella medesima condizione appaiono essere le altre condotte che immettono nel Golfo di Gaeta le acque reflue e di scarico di impianti o di zone industriali.
6) La legge comunitaria L/15 pubblicata sulla G.U.in data 9/01/2013 relativa al recepimento da parte del parlamento europeo del protocollo relativo alla “protezione del Mare Mediterraneo dall’inquinamento derivante dall’esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, del fondo del mare e del suo sottosuolo” all’art.11 prevede che non siano da immettere in mare scarichi di acque reflue che producono solidi galleggianti visibili o se causano colorazione, decolorazione od opacità delle acque circostanti, come invece risulta quando si transita in vicinanza del diffusore della condotta/e sopracitate sia in superficie che in immersione (il medesimo fenomeno, ovviamente più attenuato ma di estensioni molto maggiori è riscontrabile regolarmente anche lungo le coste del litorale di Scauri e Marina, come possono testimoniare migliaia di cittadini). Il medesimo articolo, fermo restando il divieto già citato, prevede per le condotte che immettono in mare, dopo il trattamento, le acque reflue, devono scaricare ad una distanza di almeno 4 miglia dalla costa e ad altrettanta distanza da impianti ittici. Nessuna delle condizioni sopracitate è rispettata dalle condotte di scarico degli impianti di trattamento presenti nel Golfo di Gaeta;
7) se, inoltre, la zona di mare oggetto di attività inquinanti, anche se controllate, sono adiacenti a Zone Specialmente Protette come il parco di Gianola e Monte di Scauri il medesimo trattato, all’art.21 prevede. ”In aggiunta alle misure indicate nel protocollo relativo alle zone specialmente protette del Mediterraneo per la concessione di autorizzazioni, tali misure possono tra l’altro comprendere:
- a) restrizioni o condizioni speciali per la concessione di autorizzazioni per tali zone:
I) l’elaborazione e l’esame di valutazioni d’impatto ambientale;
II) l’elaborazione in tali zone di disposizioni specifiche concernenti il monitoraggio, la rimozione degli impianti e il divieto di qualsiasi scarico; - b) l’intensificazione degli scambi di informazioni tra gli operatori, le autorità competenti, le parti e l’organizzazione con riguardo alle questioni che possono interessare tali zone”.
- Niente di tutto questo è stato fatto per le condotte (erano state progettate e realizzate in precedenza) e per i nuovi impianti, come la mitilicoltura, che vanno a coinvolgere i tratti di mare antistanti il Monte di Scauri che è ZSP.
8) in ogni caso la distanza tra l’impianto di mitilicoltura e il diffusore della condotta di scarico, che raccoglie le acque di rimessa della zona industriale di Penitro e delle acque reflue dell’impianto di trattamento fognario ex Enaoli, è tale da non garantire l’inquinamento dell’impianto di mitilicoltura sia da inquinanti organici che inorganici e, quindi, non può essere attivato, considerate le norme vigenti;
9) quanto accaduto dalla posa in opera della condotta di immissione in mare delle acque reflue provenienti dall’impianto di trattamento ex Enaoli e dalla zona industriale di Penitro dimostra come il dato di progetto che qualsiasi condotta di questo tipo deve avere, ovvero di assicurare che la diffusione di inquinanti (controllati) organici e inorganici deve avvenire a distanza tale dalla costa da coinvolgere correnti marine che diffondano tali inquinanti vero il mare aperto e non verso la costa, non è assolutamente rispettato;
Tutto ciò premesso e considerato si chiede:
Agli Enti in indirizzo di accertare, per quanto di competenza, lo stato delle fonti inquinanti del Golfo di Gaeta e di avviare le procedure necessarie per:
- a) una rilevazione ed eventuale manutenzione con messa a norma di tutti gli scarichi che vengono immessi nel Golfo di Gaeta;
- b) il disinquinamento e la tutela delle acque del Golfo di Gaeta;
- c) adeguare le condotte marine e, in particolare, quella del dell’impianto ex Enaoli, in modo tale che esse diffondano gli inquinanti unicamente verso il mare aperto;
In particolare si chiede
- a) valutare per quanto di competenza se le procedure adottate da tutti gli enti interessati per la progettazione e la gestione degli impianti di trattamento corrispondano agli standard della normativa vigente;
- b) di avviare per quanto di competenza una valutazione di impatto ambientale relativa all’ecosistema marino del Golfo di Gaeta e della foce del Garigliano proponendo adeguate iniziative volte a favorire il ripristino dell’ecosistema e il disinquinamento delle acque;
Al Presidente della Regione Lazio di:
- a) estendere l’area sensibile a tutto il Golfo di Gaeta, ovvero fino alla foce del Garigliano;
- b) istituire un’ampia riserva marina nel tratto di mare antistante il Monte di Scauri già individuata per tale scopo area di reperimento dalla legge 394/91.
- c) vietare ogni autorizzazione (nuova o rinnovo) per impianti di acquacoltura nel Golfo di Gaeta;
- d) aprire un’inchiesta, per quanto di competenza, sull’attività di controllo delle fonti di inquinamento delle acque marine svolta anche dagli enti a cui è affidata la gestione integrata delle acque che vengono immesse nel Golfo di Gaeta;
- e) di attivarsi, anche in sede legislativa, affinchè siano eseguite le valutazioni di impatto ambientale per le attività che afferiscono al territorio del Parco della riviera di Ulisse e al mare antistante le sua fascia costiera;
- f) attivarsi, anche in sede legislativa, affinchè tutte le condotte sottomarine, ivi incluse quelle esistenti o in costruzione, che immetto acque trattate e controllate abbiano i diffusori ad almeno 4 miglia dalla costa e ad una profondità tale da garantire la diffusione e diluizione degli inquinanti rimanenti verso il mare aperto”.