Emozione e cognizione, Rotary e istituto San Benedetto presentano progetto

Si è concluso, con un convegno in cui sono stati presentati i risultati, il Progetto “L’emozione di conoscere e il desiderio di esistere“, finalizzato allo sviluppo cognitivo ed affettivo di alunni con deficit in situazione di inclusione. Il Progetto, realizzato in collaborazione tra Rotary Club Latina, Istituto S. Benedetto e Insegnamento di Pedagogia Speciale di responsabilità del prof. prof. Nicola Cuomo, Dipartimento di Scienza dell’Educazione dell’Università di Bologna, ha messo in atto per tutto l’anno scolastico 2015-2016 un percorso formativo finalizzato a costituire un vero e proprio “laboratorio” dove Ricercatori, Insegnanti ed Educatori, condividendo istanze teoriche, metodologiche e prassi educativo-didattiche, verificate e documentate, hanno potuto riflettere su quelle azioni formative e buone prassi utili per il superamento degli handicap che i deficit propongono.

L’intervento presso l’IIS San Benedetto ha avuto come obiettivo dunque la crescita professionale e l’aggiornamento di tutti i Docenti, a partire da quelli specializzati per sostegno, circa i modi dell’insegnare, gli stili di apprendimento, le originalità cognitive, le strategie per potenziare l’attenzione, la memoria mettendo in luce particolari strumenti e mediazioni ad hoc nella specificità sia del deficit che della personalità dell’allievo.


Riferimento teorico e metodologico del Progetto è stato il metodo Emozione di Conoscere, valutato e verificato da più di 30 anni dal prof. Nicola Cuomo, avvalendosi di confronti, valutazioni e verifiche a livello internazionale multi e interdisciplinare, il quale propone orientamenti che si rifanno ad una pedagogia attiva riferibile non solo a ragazzi con deficit, ma per tutti gli alunni, proponendo un costrutto di base indispensabile per le permanenti innovazioni di cui la scuola necessita; un approccio educativo-didattico globale con forte attenzione oltre che ai contenuti e alle nozioni, anche e soprattutto ai processi di apprendimento in un ambito cooperativo-attivo; una didattica attenta ai contesti, alle situazioni, alle atmosfere forti sul piano relazionale ed affettivo che ponga le esperienze, gli apprendimenti, le nozioni assolutamente non in una relazione sommatoria e lineare, ma psico-affettiva dove l’apprendere è essenzialmente una maturazione qualitativa dell’esperienza, rivolta sia e specialmente a far nascere l’emozione di conoscere ed il desiderio di esistere insieme alle competenze per saper risolvere nuovi ed imprevisti problemi.

Il prof. Cuomo purtroppo è venuto a mancare qualche settimana fa, ma ha potuto seguire personalmente i lavori fino alla fine e vederne i frutti. Al Convegno conclusivo hanno partecipato la Dott.ssa Alice Imola, collaboratrice del Prof. Cuomo e destinata a raccoglierne l’eredità scientifica, il Dirigente Scolastico prof. Lifranchi, accompagnato da alcune delle docenti che hanno partecipato al percorso, Dott. Roberto Micolitti, Presidente del Rotary Club Latina, accompagnato dai soci che hanno ideato l’iniziativa, l’ing. Giuseppe Gisotti e il gen. Pasquale Tarricone.

I risultati del percorso formativo sono stati soddisfacenti, tanto che l’iniziativa intende continuare anche nel prossimo anno, proseguendo il “laboratorio formativo” sulle tematiche dell’inclusione scolastica e del superamento delle difficoltà di apprendimento e di insegnamento all’interno di un più ampio percorso di vita che metta in stretta sinergia casa, scuola, tempo libero e mondo del lavoro; una sinergia necessaria per porre le basi di un percorso vita da costruire “durante noi” e che prosegua nel “dopo di noi”.

Ed è proprio partendo dalla considerazione che, una volta terminato il ciclo di studi, i ragazzi, e le loro famiglie, si trovano a dover affrontare il problema estremamente delicato dell’inserimento nella società, in particolare nel mondo del lavoro, che il Rotary Club di Latina, ha deciso di promuovere un nuovo progetto, denominato “appartamento-scuola di vita“, che si propone di progettare itinerari, assolutamente non assistenzialistici, che continuino ad elevare il livello dei ragazzi, sostenuto dai percorsi di inclusione, verso una vita autonoma e indipendente;appartamenti-scuola di vita intesi non come un luoghi di arrivo, di destinazione, ma di formazione continua, di crescita permanente, di acquisizione di competenze e intenzionalità in situazione di inclusione sociale per contrastare situazioni ghettizzanti e segreganti come tra l’altro chiesto fortemente anche di recente dal Parlamento Europeo circa la promozione della deistituzionalizzazione dei disabili: “Gli Stati membri dell’UE dovrebbero essere incoraggiati ad abbandonare l’assistenza istituzionale a favore di un sistema di assistenza e sostegno basato sulla famiglia e sulla comunità. Si tratta di una transizione complessa, che comporta lo sviluppo di servizi di prossimità qualitativamente elevati, la chiusura pianificata delle strutture residenziali a lunga permanenza e il trasferimento di risorse dal sistema istituzionale ai nuovi servizi, assicurandone in tal modo la sostenibilità nel lungo termine.”

Le competenze che i ragazzi acquisiranno nell’esperienza di vita autonoma ed indipendente nell’appartamento-scuola andranno ad integrarsi, potenziandosi a vicenda, con quelle a cui si punterà nelle occasioni di inserimento sociale (tempo libero) e lavorativo. Per quanto riguarda il come formare i ragazzi al lavoro, il metodo emozione di conoscere prevede un rigoroso protocollo per cui, dopo aver analizzato il contesto lavorativo nella sua globalità e nella sua organizzazione, si metta in atto un dinamico adattamento reciproco tra il contesto e le competenze del ragazzo.

La metodologia prevede che il ragazzo sia accompagnato nell’inserimento lavorativo da un operatore-mediatore formato secondo il modello empatico-relazionale e sarà questo, per primo, a dover conoscere, sia sul piano delle mansioni che su quello dell’organizzazione relazionale, il contesto; un operatore-mediatore per orientare il ragazzo a comprendere anche quelle abitudini relazionali che per un estraneo possono non essere capite. Tutto questo percorso avverrà in sintonia con alcune aziende del territorio, disponibili a partecipare al progetto e ad assicurare un determinato numero di assunzioni, che al termine della formazione saranno effettive, utili e produttive, rispondendo a reali necessità gestionali delle aziende stesse. Questo percorso integrato scuola-formazione-avviamento al lavoro può diventare un Centro di formazione permanente che potrebbe essere preso a modello da altre realtà a livello nazionale.