“Furono i centodiciannove minuti più lunghi e plumbei della storia politica di quel paese…”. E più avanti, al termine di quella che aveva assunto tutti i contorni di una trattativa, “Il boato con un applauso così liberatorio da provocare un rumore simile alla caduta di tanti calcinacci. Craxi e Bardellino apparvero sulla porta della sezione e fu l’apoteosi a vederli sorridenti con le mani in segno di vittoria”.

E’ uno dei passaggi de “I Pascià – Storia criminale del clan Bardellino e della discoteca Seven Up” (edizioni Spring), di Salvatore Minieri, 43enne giornalista, documentarista e reporter. Uno dei tanti che si possono citare di un’opera che vuole “raccontare una delle storie misteriose e inesplorate degli anni ’70 e ’80, uno dei momenti più affascinanti e oscuri dell’espansione della camorra casertana verso il Centro Italia, sui mercati dell’edilizia intensiva e senza scrupoli, nei binari della commercializzazione delle droghe e, soprattutto, nell’ottica dello sfruttamento dell’industria dei “lustrini e delle luce sintetica””.

Al centro del “romanzo di cronaca”, che a Formia sarà presentato sabato 11 giugno presso la Sala Ribaud, c’è la discoteca Seven Up, per lungo tempo la più grande e innovativa d’Europa ma anche il covo “alla luce del sole” di un clan che dai comodi e lussuosi uffici dietro le sale da ballo, si impossessava voracemente di pezzi di territorio. Una “fortezza” voluta dal boss Antonio Bardellino, che poteva ospitare fino a 10mila persone, sorta senza alcun permesso, scavando abusivamente la collina di Gianola, oggi un Parco Regionale, e garantita da un intreccio di potere e convenienze confluito nella fallita Banca Popolare del Golfo di Gaeta che, all’epoca, riuscì a legare più o meno silenziosamente, criminalità, politica e ambienti massonici: tutti idealmente saldati in un patto d’acciaio da quella simbolica passeggiata, a inizio anni ’80, tra l’allora sindaco di San Cipriano d’Aversa Ernesto Bardellino e l’ex segretario nazionale del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi, costretto a precipitarsi nella bassa valle del Volturno dal presidente della Repubblica Sandro Pertini che voleva evitare l’ingresso in Senato al fratello di un boss.
A PAGINA 2 ‘L’INTERVISTA A SALVATORE MINIERI: “IL POTERE BARDELLINIANO E’ ANCORA QUI”‘