L’astensionismo di buona parte dei braccianti stranieri stanziati nel comprensorio della Piana va avanti. Una decisa presa di posizione messa in atto per chiedere maggiori garanzie salariali e contrattuali – il principale punto fermo è il raggiungimento della soglia dei 6,60 euro lordi all’ora – per adesso ad oltranza.

Avevano iniziato domenica, il giorno della festa dei lavoratori, per poi proseguire nella giornata di lunedì, convogliando in sella a centinaia di biciclette in una maxi-assemblea alla periferia di Fondi, presso il “tempio” Sikh di via Capocroce. Quella di ieri, martedì, è stata la terza giornata trascorsa con le braccia serrate. Uno sciopero su vasta scala organizzato sotto l’ala protettrice della Flai-Cgil, l’organizzazione di categoria del comparto alimentare, e che sta vedendo l’adesione di centinaia di cittadini indiani, affiancati da una minoranza di pakistani, bengalesi e qualche albanese. Non da tutti gli altri, ovvero i braccianti italiani e quelli nordafricani, regolarmente a lavoro nelle campagne tra Fondi, Sperlonga, Monte San Biagio e Terracina. Dove l’astensione di massa, ora dopo ora, sta creando problemi a non finire tra le aziende agricole, in larga parte già falcidiate da anni di crisi del settore e che con questo stop si sono viste costrette a ridurre, quando non proprio a bloccare del tutto, la raccolta dei propri prodotti. Acuendo una situazione di difficoltà che in mancanza di un’intesa non promette nulla di buono, da una parte e dall’altra.
Intanto, nella giornata di ieri, anche i titolari delle aziende agricole dell’area fondana sono stati protagonisti di una partecipata assemblea a tema. Un incontro tenutosi a partire dalle 19 presso la sede del consorzio di produttori “Copla”, nella zona industriale di via Pantanello, ed organizzato dai referenti locali di Coldiretti e della Cia, la confederazione italiana agricoltori. Obiettivo primario, fare il punto rispetto quanto sta accadendo e trovare soluzioni concrete per uscire dall’impasse.