Antonio Fiore, il segretario fondano di Noi con Salvini, arrestato e praticamente “sequestrato” dalle forze dell’ordine per essere rimasto coinvolto in un incidente alla guida di un’auto senza assicurazione. Possibile? Ovvio che no. Era solo l’inverosimile trama di una tentata truffa.
Un colpo gobbo andato a vuoto, e che ha visto un sedicente legale tentare di circuire l’anziano padre del politico fondano. Lo sconosciuto ha contattato l’uomo, 86enne che vive nella stessa palazzina del figlio, ma in un altro appartamento, intorno alle 10,30 di mercoledì. Il telefono che squilla, poi un inaspettato colpo al cuore: “Suo figlio è stato arrestato, si trova dai carabinieri”, ha sostenuto una voce dall’altro capo del telefono. Una persona spacciatasi per avvocato, e che, come anticipato, insisteva per propinare alla vittima designata la storia del figlio in manette perché beccato al volante di una macchina priva di copertura assicurativa, appena coinvolta in un sinistro.
Impossibile, per il genitore, parlare col “povero” segretario dei salviniani della Piana, che pure era uscito di casa proprio poco prima: “Oltre ad auto e patente, gli hanno sequestrato anche il cellulare”, avrebbe detto il legale-fantasma. Lasciando un numero di telefono fisso (poi risultato inesistente) e nel contempo bussando a soldi: per fare uscire Antonio Fiore dalle camere di sicurezza, servivano la bellezza di 4mila – 4mila 500 euro, o almeno un cospicuo anticipo. Fortuna che alla fine, vuoi per una ricostruzione che faceva acqua da tutte le parti, vuoi per i pronti accertamenti dell’86enne, la truffa – per la quale non è ancora stata formalizzata alcuna denuncia – non sia andata in porto.
A differenza di quanto accaduto giusto pochi mesi fa, ad inizio dicembre, quando una truffa quasi identica fruttò a degli sconosciuti malviventi 450 euro. In quel caso, un sedicente avvocato chiamò a casa di una 65enne dicendole che il figlio era stato arrestato per aver travolto una persona in scooter. Per farlo tornare a piede libero chiedeva 1800 euro, “in contanti, o se vuole con un bonifico online”. Optando in preda al panico per la prima opzione, la malcapitata si scapicollò per incontrarsi con un presunto mediatore nei pressi dell’“Md” di via Madonna delle Grazie. A stretto giro, già consegnati i 450 euro di acconto per la “liberazione”, l’amara sorpresa: altro che incidente e manette, il figlio era semplicemente all’ufficio postale.