
Subendo minacce e intimidazioni. Così va avanti la battaglia degli attivisti del Golfo e Sessa Aurunca contro il Pet Coke, lo scarto del petrolio ad elevata percentuale di vanadio e benzopierene, utilizzato soprattutto dai cementifici, vietato fino al 2002 e poi rimesso in commercio “grazie” a una decisione dell’allora governo Berlusconi che ne consentì l’uso come combustibile.

E che da anni, differentemente da altri porti di Italia dove è non è consentito introdurlo, viene scaricato al porto di Gaeta per poi essere trasportato a Sessa Aurunca in un deposito abusivo nei fatti e “sanato” il 18 dicembre 2015 da un Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro (MISE), che da allora consente a Interport, la società proprietaria del sito, di continuare la propria attività riducendo il volume di pet-coke da 140.000 a 97.000 metri cubi, senza però alcuna Valutazione di Impatto Ambientale o di Incidenza, e senza tenere in alcun conto che la società in questione ha iniziato a svolgere, e svolge tuttora, la sua attività completamente priva di titolo edilizio in zona agricola, urbanisticamente non compatibile con l’attività industriale esercitata.

Minacce che ancora una volta si sono concentrate contro Paola Villa, portavoce dell’Assemblea popolare del Golfo, a cui già in passato un camionista aveva sibillinamente “ricordato” quanto fosse lunga e pericolosa la strada che da Pontinia, dove l’insegnate lavora, conduce a Formia. E che insieme ad altri attivisti e senza alcuna solidarietà da parte degli amministratori locali, che pure, se non altro per mandato, dovrebbero avere a cuore la salute dei propri concittadini, prosegue diritta nella propria direzione. L’ultima conversazione di cui è stata protagonista su facebook è pertanto sintomatica del duro clima venutosi a creare in cui la politica locale e non sola, come le è capitato spesso negli ultimi anni ad esempio per l’Ilva di Taranto, si nasconde facendo un ormai consueto passo indietro, verosimilmente per i forti interessi economici.
Così, dopo che sul gruppo facebook Cajeta Gaetas, era stata postata l’immagine di un mezzo pesante per il trasporto pet coke con rilevanti problemi di copertura (per chi non ne fosse a conoscenza questo facilita la dispersione del materiale cancerogeno), ecco che un camionista ha ben pensato di prendersela con la Portavoce che con la pubblicazione del post, in realtà, non aveva nulla a che fare se non per averlo condiviso in ragione della sua battaglia per la salute.
Camionista: “Stai attenta a fare queste foto perché se mi accorgo dallo specchio che la fai a me, ti alzo il ribaltabile sopra il cofano della macchina, non rompere i coglioni a chi lavora. E questo non è un camion del porto di Gaeta, imbecille”

Paola Villa: “Innanzitutto la foto mi è stata postata, poi modera il tono, io lotto per la salute mia, tua e di tutti noi. Non voglio che persone come te perdano il posto di lavoro, ma non voglio che alcuni “imprenditori” continuino ad arricchirsi fregandosene della salute pubblica e pagando voi camionisti quattro soldi. Tu dovresti stare al nostro fianco, dovresti lottare con noi”.
Camionista: “Ma che ti è stata postata… se hai chiesto perfino a DXXXX che ti facesse entrare nel porto a fotografare. Io ho speso 4300 euro per non fare polvere, non mi sto arricchendo, ci sto rimettendo… cmq… se scopro che mi fotografi sai quello che ti aspetta… 300 quintali di carbone sul cofano“.
Paola Villa: “Non è carbone quello che porti è pet coke ed è cancerogeno”

LA MANIFESTAZIONE – Ed è proprio in questo clima rovente che il 19 marzo alle ore 10 in piazza XX Settembre a Sessa Aurunca si terrà una manifestazione per dire ancora una volta no al Pet Coke. “L’intenzione – scrivono i promotori dell’iniziativa a favore della salute pubblica in un’area già pesantemente compromessa – non è quella di avviare una campagna diffamatoria contro il prodotto o contro le aziende che lo utilizzano: la polemica e la battaglia politica intrapresa ha l’obiettivo di evitare un peggioramento ambientale del Paese e di conseguenza un danno alla salute degli italiani. In località Cancello (Sessa Aurunca), nei pressi del ponte ferroviario lungo la via Appia nel tratto di strada tra il fiume Garigliano e il bivio per la Centrale Nucleare, è presente un sito di stoccaggio a cielo aperto pericoloso in quanto vicino al fiume Garigliano, a campi di coltivazione intensiva, pascolo ecc e allevamenti di bufale ed altre.

Il sistema di trasporto non rispetta i parametri di sicurezza ambientale ed è spesso inadeguato. I camion che caricano il pet coke al porto di Gaeta devono arrivare stivati su navi cargo, dovrebbero essere a chiusura ermetica per evitare la dispersione delle polveri invece in molti casi non presentano neanche il telo plastificato per la copertura di merci di natura dispersiva e se presente esseo certamente non è idoneo a tale tipo di polveri consentendo la fuoriuscita di materiale tossico che si diffonde nell’ambiente durante il trasporto”.

IL RICORSO ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA – C’è tempo fino al 18 aprile perché il Consiglio comunale di Sessa Aurunca, dopo aver lasciato cadere la prima occasione di ricorrere al Tar contro il decreto del Ministero, si opponga direttamente al presidente della Repubblica Mattarella, l’ultimo a poter mettere fine a quello che, come lo descrisse qualche tempo fa la rappresentante di Sessa Aurunca di Legambiente Giulia Casella, costituisce “un pericolo precedente” contro cui, peraltro, Legambiente Campania ha già inoltrato ricorso alla Commissione Europea dell’Ambiente.