Quali sono le loro condizioni di salute? Qualcuno si preoccupa di verificarle? E’ in corso un’emergenza sanitaria alla stazione ferroviaria di Formia – Gaeta? Sono le domanda che ci sono state poste, facciamo nostre e giriamo ai responsabili dei servizi sociali del Comune (dirigente La Rocca, assessore D’Angiò e sindaco Bartolomeo quale primo responsabile della salute dei cittadini), dopo aver constatato, per l’ennesima, volta le condizioni al limite in cui “vivono” numerosi clochard (alcuni di loro rifiutano anche l’aiuto dei volontari), che regolarmente utilizzano la Stazione F.S. come luogo dove trascorrere la notte.
Se c’è infatti una cartolina che rimane impressa negli occhi del turista che arriva in città o del cittadino, pendolare, studente o quant’altro, che si sposta quotidianamente, questa è senz’altro l’immagine dei clochard addormentati in Stazione alla biglietteria, nel sottopassaggio, qualcuno addirittura nella cabina per le fototessere. Un problema non di oggi e che qualche anno fa, durante l’amministrazione Forte, periodicamente veniva “risolto” con ripetute (e inutili), operazioni di bonifica che avevano il compito di disperdere quei disperati che, dopo qualche giorno, tornavano regolarmente a dormire in Stazione o, molto spesso, all’ex discoteca Marina di Castellone, anche questo sito oggetto di ripetute ma non determinanti “bonifiche”. “Ma ci siete mai stati a Milano o Roma?”, tuonava allora contro le critiche l’ex sindaco Michele Forte, quasi impotente di fronte al problema, inoltre ricordando come le stazioni di Milano centrale e Termini fossero da tempo veri e propri accampamenti.
Anni dopo il problema è sempre lì, nonostante l’attuale amministrazione, invece delle “bonifiche”, abbia optato per l’allestimento, insieme alla Croce Rossa, di un campo contro l’emergenza freddo al molo Vespucci. Un presidio che ha sì ridotto il problema ma non lo ha risolto, come tornano a evidenziare le foto scattate ieri mattina e oggi che alleghiamo, e da cui emerge la disperazione di queste persone ma anche, e soprattutto, le precarie condizioni di salute di alcuni di loro.