Sei rinvii a giudizio per l’elettricista morto folgorato alla Plasmon

Sei rinvii a giudizio per la morte dell’elettricista 33enne Massimo Bigonzi, folgorato all’interno dello stabilimento della Plasmon, a Borgo Grappa, il 26 ottobre 2012.

Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, ha disposto un processo per manager e tecnici, accusati di omicidio colposo per una serie di violazioni alle norme di sicurezza ritenute alla base del dramma.


Bigonzi, di Borgo Santa Maria, venne trovato privo di vita a distanza di tre ore dal dramma e solo dopo che la mamma, non vedendolo rientrare a casa, aveva dato l’allarme.

Nessuno si sarebbe accorto di quanto accaduto nei sotterranei dell’azienda alimentare dove il giovane, dipendente di una ditta esterna incaricata della manutenzione, stava cambiando una lampada al neon.

Sotto accusa l’allora amministratore delegato della Heinz Italia spa, società che gestisce lo stabilimento Plasmon, Stefano Clini, il delegato dell’AD per lo stabilimento di Latina, lo spagnolo Albisu Lledo Itziar, il direttore dello stabilimento pontino, Davide Spinazzi, di La Spezia, il responsabile della manutenzione, il latinense Claudio Molteni, l’amministratore della società appaltatrice della manutenzione, la Coelme Costruzioni Elettriche e Meccaniche srl, da cui dipendeva la vittima, Augusto Delle Chiaie, anche lui di Latina, e il verificatore Sante Galeani, latinense, dipendente dell’Ipi Industria per l’ingegneria, organismo abilitato dal Ministero per la verifica appunto degli impianti di messa a terra.

Secondo gli inquirenti, nel 2012 l’impianto elettrico della Plasmon non sarebbe stato neppure a norma e, senza in realtà effettuare alcuna verifica nei locali dove si è verificata la tragedia, il verificatore avrebbe certificato che era tutto in regola. Il processo ai sei imputati, difesi tra gli altri dagli avvocati Leone Zeppieri e Alessandro Paletta, avrà inizio, davanti al giudice del Tribunale di Latina, Nicola Iansiti, il prossimo 9 novembre.